«Me l'ha detto un elefante»

Massimo Introvigne

L'ultima moda New Age? La telepatia con gli animali, che sarebbero capaci di rivelare profonde verità filosofiche. Migliaia di praticanti grazie a medium specializzati. Dalle balene e dai lama si è passati a «parlare» con gatti e cani.

C'era una volta lo spiritismo, quando le signore della buona società fin de siècle facevano la fila dalle medium. Venne poi, con il New Age, il channeling: uno spiritismo moderno in cui non ci si limitava più a comunicare coi defunti ma si interpellavano extraterrestri, entità collettive, maestri cosmici che rivelavano ai «canali», i nuovi medium, i segreti profondi dell'universo.
Le mode New Age, però, si bruciano in fretta, ed ecco ora negli Stati Uniti l'ultima novità in tema di comunicazioni medianiche. Parlare con lo zio defunto? Fa molto Ottocento. Col comandante in capo delle armate intergalattiche? Neanche questo ormai è troppo nuovo. Ecco allora un'idea più originale: se ci rivolgessimo al gatto? La animal communication non è più soltanto una curiosità. La praticano decine di migliaia di persone e all'ultimo congresso internazionale del Cesnur, che si è tenuto nel mese di giugno a Bryn Athyn, in Pennsylvania, una storica delle religioni prestigiosa come Catherine Albanese ha parlato delle relazioni tra questo fenomeno, la «religione della natura» (a suo avviso una componente fondamentale della spiritualità americana) e la «corrente metafisica» che dal «nuovo pensiero» e dal trascendentalismo ottocentesco arriva fino al New Age.

La animal communication non è un fenomeno nuovo. L'idea che si possa comunicare telepaticamente con gli animali è nata a Hollywood, ma non in un film. Strongheart («Fortecuore») era un pastore tedesco protagonista durante e dopo la Seconda guerra mondiale di una serie di film americani molto popolari. Il produttore della serie, J. Allen Boone, grazie a Strongheart si arricchì, ma non si limitò a sfruttare il famoso cane. Se lo prese in casa, e iniziò a fare esperimenti per comunicare con Strongheart tramite la telepatia, già allora di moda. Se si crede al suo resoconto - pubblicato nel 1954 sotto forma di un libro di successo, Kinship with All Life («Comunione con tutta la vita»), l'esperimento riuscì così bene che Strongheart cominciò a rivelare al produttore profonde verità di natura metafisica.

Boone e il suo libro divennero così famosi da avere decine, poi centinaia di imitatori. In California la comunicazione con gli animali divenne una professione. Fin dagli anni Sessanta i «comunicatori» offrivano i loro servizi, a pagamento, ai proprietari di animali domestici. In genere si chiedevano loro interventi piuttosto prosaici: convincere Fido a non addentare i tappeti o Micio a non sporcare per terra. Alcuni, a sentire i loro clienti, se la cavavano bene, e si cominciò a cercarli per altri «interventi». Si cercò di convincerli a ritrovare animali smarriti, mettendosi in contatto telepatico con loro: ben presto dichiararono che, per diverse ragioni, l'obiettivo era impossibile da raggiungere. I «comunicatori» ebbero però più successo in un campo meno suscettibile di smentite empiriche: la comunicazione tra i padroni e i loro animali da poco defunti.

Eravamo però negli anni Sessanta, all'alba del New Age nascente. Le prime riviste New Age specializzate nella cura (beninteso «olistica») degli animali domestici - soprattutto Tiger Tribe e Natural Pet - cominciarono subito a riportare gli annunci a pagamento dei «comunicatori». Per chi voleva risparmiare c'era anche la possibilità di evitare la visita a domicilio, e di mettersi in contatto col cane o il gatto defunto, tramite il «comunicatore», per telefono. Tutto questo era venduto nell'ambiente del New Age, ma non dava ancora al New Age un contributo originale. L'occasione venne negli anni Ottanta, con il declino del channeling e con le accuse a diversi «canali» di esseri costruiti autentici imperi economici con pratiche truffaldine. I «comunicatori» vi videro la possibilità di offrire qualche cosa di diverso. Del comandante intergalattico Ashtar Shteran (uno dei nomi più ricorrenti tra i «canali») si poteva mettere in dubbio l'esistenza. Ma chi poteva dubitare dell'esistenza del proprio cane o del proprio gatto?

Guidati dalla loro esponente più famosa, Penelope Smith, i «comunicatori» cominciarono a sostenere che gli animali, il cui inconscio collettivo era meno corrotto da secoli di materialismo, erano i depositari di una saggezza primordiale a contatto diretto con l'Anima dell'Universo, chiamata dalle religioni Dio. Per secoli questa saggezza era rimasta inaccessibile: ma ora i «comunicatori» la offrivano a tutti. Per la verità intorno al 1990, agli inizi del successo nazionale del movimento, non si parlava troppo di cani e di gatti. Gli animali con cui si cercava di entrare in contatto telepatico erano i delfini, le balene, gli elefanti e - curiosamente - i lama. Penelope Smith divenne famosa comunicando con le balene, che permetterebbero di sperimentare direttamente «la gloria di Dio», e con i delfini. Nel 1998 profetizzava, sulla base di messaggi ricevuti da questi animali, che il numero di balene e di delfini sarebbe aumentato: sarebbero apparsi «in luoghi dove non ce ne sono mai stati e in una grande varietà di nuove specie e forme» per mettere in guardia l'umanità da imminenti disastri ecologici.
Catherine Albanese ha studiato un altro caso tra i più importanti nella storia recente del movimento, quello dell'elefante Barbara, con cui è in contatto da anni la «comunicatrice» Sharon Callahan. Barbara ha cominciato a raccontare alla Callahan una triste storia di maltrattamenti subiti quando era un'elefantina, ma è andata molto oltre. Non solo ha confermato che gli elefanti sono la memoria del mondo e gli «storici della Terra», ma si è presentata come emissaria degli Elefanti archetipici, quelli che sono stati sulla Terra e sono tornati al «regno dell'Amore Bianco» nell'aldilà e quelli che non si sono mai incarnati. Gli elefanti e le balene, secondo Barbara, avrebbero una funzione speciale: entrambi emetterebbero suoni non percepibili dagli uomini che regolano l'intero equilibrio della Terra. Perché questo suono fondamentale sia emesso sulle terre emerse è necessario che almeno 5 elefanti si trovino l'uno accanto agli altri. Se elefanti e balene dovessero sparire, il suono primordiale non sarebbe più emesso, e anche per gli uomini sarebbe la fine.

Nel 1993 Penelope Smith non trovò un editore per la prima edizione del suo libro Animals… Our Return to Wholeness («Animali… Il nostro ritorno all'Interezza») e dovette pubblicarselo da sola. Solo 4 anni dopo un libro che raccoglie le esperienze dei «comunicatori» più noti, Animals as Teachers and Healers («Gli animali come maestri e guaritori») di Susan Chernack McElroy, è entrato a gonfie vele nella classifica dei best seller del New York Times. I «comunicatori» sono ormai migliaia, hanno una rivista professionale chiamata Species Link e un «codice deontologico» steso da Penelope Smith (su cui peraltro non tutti sono d'accordo).

Il successo del movimento è dovuto al passaggio dagli elefanti e dalle balene - che pochi incontrano spesso - ai cani e ai gatti. Penelope Smith spiega sulla rivista Species Link che i levrieri afghani, per esempio, sono di origine extraterrestre: i primi sbarcarono sulla Terra migliaia di anni fa in Egitto per assistere i terrestri nei loro difficili sforzi verso l'evoluzione spirituale. Tra i gatti esiste una sorta di ordine religioso, il «Contingente dei Gatti Arancioni», composto da spiriti evoluti che comunicano anche se si trovano a migliaia di chilometri di distanza. Quanto ai galli, ci assicura la Smith, fanno davvero sorgere il Sole, nel senso che se smettessero di cantare avverrebbero disastri planetari di portata inimmaginabile.

La dottrina degli animal communicators, suggerisce nel suo studio Catherine Albanese, non è particolarmente originale. Si tratta di un pastone di concetti tratti dal New Age e dal cosiddetto ecofemminismo (i «comunicatori» di sesso maschile sono del resto piuttosto rari). I messaggi non sono originali: «Gli animali - secondo la Albanese - parlano la lingua del New Age». Ma il fatto che a parlare siano animali non è irrilevante. Elevare il gatto di casa a maestro universale e depositario della Tradizione primordiale significa, dopo tutto, sottolineare in rosso come per il New Age (e tanto più per l'ultimo, decadente New Age di questi anni) le caratteristiche che nella cultura occidentale fanno la persona umana veramente umana e la differenziano - appunto - dagli animali hanno davvero perso, forse per la prima volta nella storia dell'Occidente, qualunque significato e importanza.

* "Avvenire" (Agorà), Mercoledì 4.8.1999.


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