Un Documento da riscoprire

La Lettera dei Vescovi lombardi contro i gruppi dissidenti (29\11\1975)

A cura di Pier Mario Cattaneo

Segue un commento di Aldo Carletti

Ventitré anni fa, ed esattamente Sabato 29 novembre 1975, i Vescovi lombardi scrivevano una lettera indirizzata a tutto il popolo cristiano, per metterlo in guardia da certi gruppi e movimenti che stavano nascendo. Questi, talvolta con l’ausilio di alcuni sacerdoti, richiamandosi agli insegnamenti del Concilio Vaticano II, ne travisavano i veri contenuti e ne alteravano il significato dottrinale, mettendo in causa il dovere dell’obbedienza e creando confusione.

Il 27 marzo 1985 i Vescovi riprendono quel Documento e ne fanno un piccolo opuscolo - edito da Docete di Pessano (Milano) - da consegnare a tutti i fedeli. Nonostante gli anni siano trascorsi, ancora oggi, purtroppo, tanti gruppi, movimenti o "sette", sotto la pretesa e l’arroganza della "sapienza" stanno riportando tanta, tanta confusione nel popolo di Dio.

Penso che riprendere questa lettera faccia bene a tutti noi; infatti, mediante una seria e meditata riflessione su quanto allora i Vescovi lombardi scrivevano, possiamo essere aiutati ancora oggi a combattere tutte quelle forme che ci portano fuori dalla Vera Chiesa di Cristo, o almeno a saper affrontare con serenità e fermezza ogni qualvolta ci capita di incontrare persone che partecipano a questi gruppi. Dopo il testo del Documento lasceremo la parola ad Aldo Carletti, il quale, prendendo spunto dal medesimo, svilupperà alcune interessanti riflessioni.

PMC

I VESCOVI LOMBARDI CONTRO I "GRUPPI" DISSIDENTI

Chi non è col Papa e i Vescovi è fuori dalla Chiesa di Cristo, anche se continua a chiamarsi "Cristiano" - Monito ai Sacerdoti dissidenti - Impossibile la collaborazione col materialismo ateo anche nel campo sociale - Richiamo all’unità

(Le parti scritte in carattere grassetto sono state scelte dagli editori per mettere in risalto le affermazioni più importanti. La loro lettura continua, offre un riassunto di tutto il messaggio).

Le nostre comunità sono a volte turbate dalla comparsa qua e là di gruppi che tengono a presentarsi come ecclesiali, ma in realtà coltivano la diffidenza e la dissidenza, almeno in pratica, nei confronti della Chiesa e dei suoi pastori e, richiamandosi talvolta agli insegnamenti del Concilio Vaticano II, in effetti ne travisano la dottrina, soprattutto sulla costituzione della Chiesa e sul rapporto tra fede e impegno terrestre. Il fenomeno ha già richiamato anche l’attenzione del Santo Padre Paolo VI, che ha creduto necessario trattare in un documento dell’otto dicembre 1974 (Paterna cum benevoilentia) dove lo descrive con queste parole : "I promotori e le vittime di tale processo, in realtà poco numeroso in paragone dell’immensa maggioranza dei fedeli, pretendono di restare nella Chiesa con gli stessi diritti e le stesse possibilità di espressione e di azione degli altri per attentare l’unità ecclesiale...... , mettono in causa il dovere dell’obbedienza all’autorità voluta dal Redentore..... , mettono in stato di accusa i Pastori della Chiesa non tanto per quello che fanno o come lo fanno, ma semplicemente perché sarebbero i custodi di un sistema apparato ecclesiastico concorrente con l’istituzione di Cristo..... , utilizzando le parole del Vangelo, essi ne alterano il significato".

L’esistenza di gruppi che si stimano illuminati e progrediti e, nella convinzione di poter operare scelte coraggiose e riformatrici, si contrappongono alla grande comunità ecclesiale, ritenuta arretrata e pavida, non è una novità: essa è come una spinta che la Chiesa porta nel suo fianco fin dal tempo degli Apostoli. (cfr. 1Tim 4,3; 1Gv 2,19). Di fronte alle confusioni e ai disagi diffusi fra noi, derivanti dalle inesatte concezioni sulla natura della Chiesa e sui rapporti tra fede e pluralismo di scelta, noi Pastori d’anime ci sentiamo obbligati dalla nostra stessa missione a dire una chiara e ferma parola intorno a questi tre quesiti: Che cos’è la Chiesa di Cristo? Come e dove la si può identificare? La fede nella Chiesa è indifferente a qualsiasi scelta sociale fatta dai suoi uomini?

Il nostro discorso è mosso unicamente dall’ansia e dall’affetto pastorale, e si rivolge a tutti i cristiani di buona volontà, perché non si lascino disorientare da dottrine erronee e da movimenti disgregatori, ma docili allo Spirito Santo risaldino la loro comunione di fede e di vita con l’unica Chiesa di Cristo: la Chiesa di ieri, di oggi e di sempre; la Chiesa che professiamo una, santa, cattolica: la Chiesa fondata sugli Apostoli e sui Vescovi loro successori.

 1. La Chiesa di Cristo

Il Concilio Vaticano II, ci ha diffusamente spiegato che cosa è la Chiesa, e noi rimandiamo alla sua ammirevole dottrina. Tuttavia ci sembra utile riprodurre qui qualche linea essenziale. La Chiesa - secondo l’insegnamento del Concilio – è il mistero di comunione degli uomini con Dio Padre e tra loro, per opera di Cristo e dello Spirito Santo. In altre parole essa è il "popolo di Dio" che l’eterno Padre raduna da ogni stirpe umana, da ogni luogo della terra e da ogni secolo della storia; che il Signore Gesù redime con la sua morte e la sua risurrezione; che lo Spirito Santo ammaestra con la luce interiore, santifica con la grazia, unifica con la fede, la speranza e la carità, e guida mediante il ministero visibile di coloro che sono stati posti a pascere il gregge dei riconciliati dal sangue di Cristo (cfr. Atti 20,28).

Sappiamo per fede che la Chiesa è santa: e lo è in Dio Padre che l’ha voluta, nel Figlio che l’ha attuata, nello Spirito Santo che l’ha vivificata, nel messaggio che annuncia, nei Sacramenti che distribuisce, nella Grazia che offre, nella gloria che promette. Affermiamo anche che la Chiesa non è composta soltanto da uomini perfetti, anzi dobbiamo dire che tutti i suoi membri, sebbene in misura diversa, sono peccatori, perché tutti sono bisognosi di redenzione. Perciò la Chiesa vive in una continua tensione di conversione a Cristo e di riconciliazione con i fratelli, in un incessante sforzo di obbedienza alla Parola di Dio, annunciata fedelmente senza alterazioni e senza strumentalizzazioni.

2. Criteri di riconoscimento della Chiesa di Cristo

Per identificare senza errori la Chiesa di Cristo nella confusione delle molte voci discordanti, occorre richiamare - oltre quello già detto sulla sua natura - il legame che il Signore ha stabilito tra la sua Chiesa e gli Apostoli. La Chiesa è fondata dal Figlio di Dio, "Apostolo e sommo sacerdote della fede" (Eb 3,1). Ma Cristo volle comunicare ad altri la missione affidatagli dal Padre con imprevedibile iniziativa d’amore: "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi" (Gv 20,21). Gli Apostoli di Cristo, tra i quali c’è Pietro, trasmisero la missione ricevuta ai loro successori. E come gli Apostoli rivivono nei Vescovi, così Pietro rivive nel Papa, pietra di paragone della fede di tutti e centro necessario dell’unità ecclesiale. Per tal modo, lungo una serie di investiture mai interrotte, la missione di Cristo arriva fino ai pastori che, uniti al Romano Pontefice e guidati da lui, sono oggi incaricati del servizio di pascere il popolo di Dio.

La vera Chiesa, dunque, è identificabile intorno al vescovo, alla sua cattedra, al suo altare, alla sua Eucaristia. Ma "poiché nella Chiesa il Vescovo non può presiedere personalmente sempre e dappertutto l’intero suo gregge, deve necessariamente costituire gruppi di fedeli, tra cui hanno un posto preminente le parrocchie, organizzate localmente sotto la guida di un pastore che fa le veci del Vescovo". Perciò "nessun presbitero è in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per conto proprio, ma deve unire le sue forze a quelle degli altri presbiteri, sotto la guida di coloro che governano la Chiesa" (Presbyterorum Ordinis n.7).

In forza a queste condizioni, ogni cristiano ha i mezzi per verificare con facilità e con certezza dove si trovi realmente e in pienezza la Chiesa di Cristo. Se si incontrano gruppi o movimenti dove il Vangelo è interpretato in contrapposizione voluta alla lettura comune della Chiesa, dove l’Eucaristia è celebrata in forma arbitraria con disattenzione ai testi e alle prescrizioni stabilite o comunque senza l’assenso del Vescovo, dove si parla di carità e di giustizia ma si rivolgono parole piene di amarezze e di spregio verso i legittimi Pastori, si può essere certi che lì non c’è la Chiesa di Cristo.

Non basta neppure la presenza di un sacerdote o di un religioso, perché un gruppo possa essere fiduciosamente riconosciuto come "ecclesiale". Occorre anche che il sacerdote possa dirsi con tutta verità mandato dal Vescovo e sia in piena ed esplicita comunione con lui e con tutto il presbiterio. Di questi tempi si può perfino trovare qualche sacerdote che, pur non rinunziando alla missione ricevuta da Cristo tramite il Vescovo, con palese contraddizione ritiene di essere espresso e mandato dal suo gruppo di base, da cui giudica di non potersi dissociare neppure per obbedire al Vescovo. Ebbene, tutti i credenti devono ricordare che, con tali convinzioni, quel sacerdote si colloca da sé fuori della comunione ecclesiale, ed egli stesso non deve ritenere di poter ancora legittimamente radunare i fratelli per l’ascolto della Parola di Dio, per la celebrazione della Eucaristia, per una vita comunitaria realmente ispirata da vera carità.

3. Fede ed impegno terrestre

Alcuni dei gruppi di cui stiamo parlando, talvolta proclamano la propria adesione a ideologie e a movimenti contrari o addirittura inconciliabili con il Cristianesimo, evitando di interrogarsi criticamente sulla correttezza delle loro scelte, o semplicemente asserendo che la fede non ha niente da dire circa i contenuti dell’impegno terrestre. Noi non possiamo accogliere un atteggiamento tanto superficiale e contraddittorio. La fede non è un tesoro sepolto nel recinto privato della coscienza; e neppure un patrimonio di idee disincarnate senza influsso né mordente sulla vita pubblica; ma è un principio rinnovatore di tutta l’esistenza concreta: individuale e associata.

Non ci può essere separazione tra la nostra vita di credenti e la nostra vita di uomini coinvolti nell’avventura terrestre. Tocca specialmente ai laici cristiani, come persone singole e come gruppi, testimoniare la fede e promuovere democraticamente riforme ispirate al Vangelo nei diversi settori dell’attività umana: la famiglia, la scuola, il lavoro, l’impegno amministrativo e politico, tenendo sempre presente, unitamente alla salvaguardia della giustizia per tutti, la preferenza evangelica per i più poveri e diseredati. E’ possibile che i cristiani approdino a soluzioni sociali e politiche diverse e a diverse programmazioni operative: esse saranno accettabili e legittime quando non si oppongono all’ispirazione che proviene dall’unica fede comune. Perciò si può parlare di una sana autonomia nelle scelte politiche, ma questo non significa affatto che la professione cristiana, sia indifferente a qualsiasi opzione e che la fede possa coesistere con tutte le concezioni dell’uomo, della storia del mondo. Anzi in certe circostanze particolarmente gravi, in cui è messo a repentaglio lo smarrimento, (e forse per un lungo tempo!) di un bene umano fondamentale, la coesione dei cattolici può presentarsi come dovere morale imposto al realismo storico e dal bene concreto della Chiesa.

Pur nella possibilità di un pluralismo, a un cristiano sincero e coerente non sarà mai lecita la scelta che contrasta con le esigenze della sua fede, che offenda la dignità dell’uomo, che adotti i metodi della violenza, che non rispetti la libertà e i diritti civili di ciascuno, che si opponga alla partecipazione di tutti nelle decisioni che determinano il destino di tutti. Con questo non si nega che esistono movimenti e dottrine, non esclusa la stessa ideologia marxista, che propugnano ideali umani come la giustizia, l’uguaglianza, la pace, ecc.. .Ma questi ideali, scompagnati da altri non meno autentici e imprescindibili come la libertà, la religione, la non-violenza, ecc..., non conducono al vero bene comune, ma a totalitarismo che sono una nuova, anche se diversa, schiavitù dell’uomo. Quando poi questi valori parziali vengono ricercati e proposti nell’ambito di una coscienza atea e materialistica, la loro esultazione finisce per essere posta al servizio dell’oppressione disumana e violenta nei confronti della libertà di opinioni, di coscenza, di educazione, di apostolato. In siffatto contesto si arriva a discriminazioni ingiuste e crudeli tra cittadini e cittadini, fino alla persecuzione legale, così come è ampiamente documentato dalla storia contemporanea, senza che si possa addurre in proposito nessuna esperienza sostanzialmente diversa. La Chiesa, impartendo ai suoi figli questi insegnamenti, non esce dal suo campo né tradisce la sua missione, bensì in conformità alla sua natura e al suo mandato, è consapevole di compiere un servizio di cui il mondo ha bisogno. Perché renda anche questo servizio, "Cristo - come scrive San Paolo - ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa", e ancora oggi "la nutre e la cura" (Ef 5, 25-29).

In questo amore del Signore Gesù, che non verrà mai meno, sta tutta la nostra speranza. Da questo amore viene continuamente in noi lo stimolo ad amare di più la Chiesa, per testimoniarla di più, nell’impegno di costruire una società più libera, più giusta, più umana.

Dio nostro Padre con la sua grazia dia efficacia alla nostra esile voce, troppo spesso coperta da mille altre voci più clamorose che veritiere, e conceda a tutti i Suoi figli la luce necessaria per vedere la giusta strada che conduce al Regno.

I Vescovi lombardi

Sabato, 29 Novembre 1975

 

Chiesa, Fede e impegno culturale: elementi per la Nuova Evangelizzazione

Riflessioni sul Documento dei Vescovi lombardi

Aldo Carletti

[Le note si trovano alla fine del testo]

 La Lettera dei Vescovi lombardi contro i gruppi dissidenti (del 29/11/1975) consente una riflessione molto attuale e di sicura utilità per cooperare alla "Nuova Evangelizzazione" come spesso richiede e ripete il Pontefice Giovanni Paolo II nei suoi numerosi scritti. Il tema centrale del Documento è la critica e la messa in guardia dai gruppi che "proclamano la propria adesione a ideologie e movimenti contrari o addirittura inconciliabili con il Cristianesimo, asserendo che la fede non ha niente da dire circa i contenuti dell’impegno terrestre".

Anche nella prospettiva della "sfida" lanciata dai nuovi movimenti religiosi nel mondo, ed in Italia in particolare, pare molto importante il chiarimento dottrinale che il Documento ha portato riguardo ad alcuni aspetti essenziali dell’apostolato cattolico:

1. il concetto di Chiesa,

2. la Fede e l’impegno politico e culturale.

 

A. La funzione della Chiesa

L’attacco alla Chiesa Cattolica da parte del mondo laicista ha origini molto lontane nella storia: con la Riforma protestante è iniziato il primo forte attacco all’autorità del Papa ed al concetto di chiesa soprattutto da parte delle correnti che sostennero la "riforma radicale"; ovvero non solo riforma della chiesa, ma la completa abolizione della Chiesa Apostolica Romana, considerata elemento di ostacolo per la salvezza delle anime. Non solo i nuovi movimenti religiosi di matrice cristiana, ma la quasi totalità dei gruppi religiosi, insistono molto fortemente sul rifiuto della chiesa considerata come struttura di potere malvagio e pertanto di ostacolo per la Fede. Da qui il ricupero e la diffusione di molte categorie della tradizione protestante fino alla affermazione della "autoreligione". Successivamente la cultura illuminista della Rivoluzione Francese ha sferrato un altro poderoso attacco alla Chiesa come istituzione e come strada privilegiata considerata dalla cattolicità per arrivare a Dio.

L’uomo deve ricercare liberamente la strada per arrivare alla "divinità"; il divino, una meta vaga, spesso naturalistica e gnostica, che si è sostituita al Dio cristiano, alla persona divina dì Gesù Cristo ed al Dio Padre trinitario in unità con lo Spirito Santo; ovvero "un solo Dio unico per natura, per sostanza e per essenza".

 B."Agere contra" per la Nuova Evangelizzazione - Fede e impegno pastorale

Occorre, con molta convinzione e molta forza, contrapporre a queste teorie anti-ecclesiali consolidatesi storicamente nei secoli, la vera funzione e la vera identità della Chiesa Cattolica:

- fondata dal figlio di Dio;

- pertanto santa in tutto le sue manifestazioni dottrinali;

- una, nell’unità magisteriale del suo Pontefice e della sua Tradizione.

Al di fuori della Chiesa non esistono strade "sicure" di salvezza. Le "autoreligioni" sono tentazioni dell’uomo in ricerca religiosa che si affida soprattutto o esclusivamente alle proprie risorse culturali ad intellettali per arrivare autonomamente alla divinità senza la necessaria "mediazione" fornita dalla Chiesa e così cedendo al peccato di orgoglio. La funzione di "guida" della Chiesa alla ricerca della Via, della Verità e della Vita che sono riunite in Gesù Cristo è pertanto insostituibile nella "ricerca religiosa" di ogni uomo.

"Non ci può essere separazione tra la nostra vita di credenti e la nostra vita di uomini". Tale unitarietà tra Fede ed impegno culturale e politico è il presupposto fondamentale della vita di ogni cattolico. Il pensiero laicista ha operato nei secoli ed opera incessantemente per realizzare la frattura tra Fede ed impegno politico-culturale del Cattolicesimo. La accettazione integrale della Fede e della Dottrina Cattolica consente, sul piano teologico e dottrinale, di escludere energicamente ogni suggestione offerta a molti cattolici dal sincretismo, dalla "doppia appartenenza", da alcune credenze assolutamente incompatibili con la Fede, quali la reincarnazione, lo spiritismo, o "l’ecologismo profondo". La Nuova Evangolizzazione della società deve partire dalla riaffermazione delle piú elementari verità della Fede come proposte dal Catechismo, anche attraverso una forte "apologia" della funzione docente della Chiesa, madre della vita spirituale dell’uomo e garante della Verità che sola rende liberi dalla schiavitù del peccato e dall’errore. Bisogna operare perché la fede diventi cultura e animi la società in quanto

"una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta" [1].

 Bisogna insistentemente operare perchè si realizzi una società a misura di uomo e secondo il piano di Dio.

 "La lotta per una società santa, che non frustri storicamente i frutti della redenzione, necessita delle grazie di cui è dispensatrice la Vergine potente e dolente, la cui regalitá è strettamente legata a quella del divin Figlio e la cui promessa a Fatima è caparra di un successo, non datato e non databile, ma non per questo incerto: ‘Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà’" [2].

 

* "Io sono la Via, la Verità e la Vita…!" n. II\ 6.

 

NOTE

  1. Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al I Congresso nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, 16/1/1982.
  2. Giovanni Cantoni, Per la maggior gloria di Dio anche sociale; in "Cristianità", anno XI, n. 100, agosto-settembre-ottobre 1983, p. 5.

 

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