Sir Arthur Conan Doyle e lo spiritismo

(da "Avvenire" di martedì 20.4.1999)

Sullo spiritismo si potrà leggere:

 Spiritismo e Cristianesimo (Andrea Menegotto)

 

SPIRITISMO Oggi aTorino l'esperto Usa che ha studiato i rapporti di Conan Doyle con i medium

 

COSÌ SHERLOCK HOLMES "PREVIDE" CAPORETTO...

di Roberto Beretta


"Elementare, Watson". E anche un po' paranormale... Chi l'avrebbe mai detto che Sherlock Holmes - l'apostolo della deduzione più rigorosa e razionale, l'esegeta del minimo indizio - fosse uno spiritista accanito? Certo per i più acculturati fans di sir Arthur Conan Doyle, il "padre" del celebre detective in pipa e mantellina, non si tratta di una novità; ma milioni di lettori dei suoi gialli di sicuro non se lo figurano un Conan Doyle seduto al tavolino a tre gambe, intento a interrogare gli spiriti come l'ultimo dei creduloni...
Eppure fu così, come sapranno con dovizia di particolari i partecipanti al convegno organizzato stasera nella Sala Don Bosco di Torino dal Cesnur (Centro Studi sulle nuove religioni) su "Il ritorno dello spiritismo". Insieme a Massimo Introvigne, monsignor Giuseppe Maggioni e Luigi Berzano - che presentano una ricerca secondo la quale il 12% degli italiani, e il 17% dei giovani, crede nella comunicazione medianica - interverrà infatti l'avvocato americano Michael W. Homer, uno dei maggiori specialisti di Conan Doyle nonché fresco autore di un volume su Lo spiritismo (Elledici). "Può sembrare curioso - attacca Introvigne - che proprio uno scettico come Conan Doyle credesse nei medium. Però lo scrittore fa parte di quella élite razionalistica dell'Ottocento per la quale lo spiritismo faceva parte tout court della scienza, e quindi non era in contrasto con le convinzioni positiviste. Doyle era un ex cattolico, educato nelle scuole dei gesuiti, ma a Edimburgo, durante gli studi di medicina, aveva conosciuto il positivista Joseph Bell. Da allora divenne diffusore instancabile del credo spiritista e medium praticante; aveva anche uno spirito-guida arabo di nome Pheneas". Secondo la ricostruzione di Homer, lo scrittore scozzese cominciò a frequentare le sedute nel 1880, a 21 anni; nel 1887, anno d'uscita della prima storia di Holmes, dichiarò pubblicamente la sua conversione allo spiritismo. Anzi, a casa sua si riuniva un gruppetto di 6 persone che interrogavano i defunti attraverso la scrittura automatica. Addirittura l'autore sarebbe arrivato alla decisione di sopprimere la sua creatura (cosa che avverrà in un racconto del 1894 e fino al "ritorno" del 1905) per potersi dedicare più liberamente agli studi spiritisti; Sherlock, del resto, non era affatto simpatico a Conan Doyle, che lo considerava solo un mezzo per finanziare i numerosi viaggi di divulgazione del verbo medianico compiuti in tutto il mondo soprattutto negli anni Venti. La Grande Guerra spinse infatti il letterato (che era convinto di aver ricevuto dall'aldilà una "profezia" della rotta del Piave) a moltiplicare interviste e scritti per divulgare il suo credo.
Homer pubblica anche due lettere dello scrittore, datate 1895, in cui si rivela che il capo del governo italiano Francesco Crispi gli aveva offerto un titolo di cavaliere... in cambio del permesso di tradurre un suo racconto in italiano. E l'onorificenza fu concessa davvero.

 

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