Le opere che non danno la luce di Cristo aumentano le tenebre

Alessandra Nucci

Madre Teresa di Calcutta esprime così il paradosso del vivere cristiano, del profondo che sceglie di essere semplice, del saggio che sceglie ancora oggi "… di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi Crocifisso" (1Cor 2,2). Da sempre, la vera difficoltà del cristianesimo sta appunto nella sua semplicità. Difficilissimo, da sempre, rinunciare alla propria sapienza e credere che tutto quello che ci circonda abbia un’unica spiegazione,
un’unica origine, un unico Creatore. Disciplinare la ragione alla Verità rivelata: era già difficile ai tempi di Paolo, in cui il campo delle scelte era molto più ridotto: ateismo, monoteismo o politeismo potevano, ognuno, dare definizioni diverse delle categorie di bene e male, ma non arrivare a negarne l’esistenza. Nel mondo d’oggi, nuova Babele in cui tutti hanno ragione, quindi nessuno ha ragione, in cui tutto si muove, quindi niente si muove; in cui è l’inconscio a comandare, e quindi nessuno è responsabile; in cui tutto è vero, e quindi il vero non esiste, inchinarsi alla semplice Verità diventa addirittura improbo. La Scrittura insegna: "Il vostro parlare sia sì, sì, no, no. Tutto il resto viene dal maligno" (Mt 5,37). Invece l’antitesi moderna all’esaltazione della semplicità, la celebrazione di Babele, la possiamo trovare in molti testi, da Nietzsche al libretto rosso di Mao, che esulta: "C’è grande confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente!". Infatti se tutti i tempi hanno avuto il loro pieno di "confusione sotto il cielo", sotto la forma della chiara fantasmagoria di lusinghe e distrazioni che inchiodavano e inchiodano ancora adesso l’attenzione dell’uomo al qui ed ora, distogliendolo dal divenire della creazione, la confusione moderna, di cui ci occupiamo con "Una voce grida…!", non sono le chiare tentazioni del mondo, bensì lo scimmiottamento della trascendenza, quel falso abbraccio di chi vorrebbe convincerci che non c’è niente di male nel ricorrere a "energie", "influssi" o addirittura a spiriti variamente benefici, perché tutto questo sarebbe tranquillamente compatibile con la fede e la devozione all’unico. Dio dell’universo. In realtà è il pernicioso sincretismo di sempre a riaffiorare per insinuare soavemente e con benevolo stupore che non c’è niente da preoccuparsi, che Dio ha creato tutto quanto esiste in cielo, sulla terra e sotto terra e quindi, se nell’universo esistono energie, influssi o spiriti impercettibili, vorrà dire che anch’essi sono opera di Dio, fanno parte della Sua creazione. Perché mai l’uomo dunque non sarebbe autorizzato a servirsene? Invece, dall’inizio del Vecchio Testamento, dove Dio ammonisce, "Non avrai altro dio all’infuori di me" (Es 20,3), al termine del Nuovo Testamento in cui Dio avverte ancora "Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine" (Ap 22,13), tutta la Bibbia è coerente all’affermazione di un’unica potenza, un’unica persona, un’unica fonte di vita e speranza. Come ricorda l’Apostolo: "… tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17).

Rispetto a Gesù tutti gli altri interessi, che non siano vissuti come subalterni al Cristo, unico Salvatore del mondo, sono alla stregua di pericolose idolatrie. Chiaramente sono tempi in cui il discernimento del cristiano diventa sempre più difficile - e allo stesso sempre più essenziale. Più difficile perché sempre più impercettibile è il confine fra reale e
irreale, visibile e invisibile, verificabile e intangibile, religione e superstizione, scienza ed esoterismo. Perfino alcuni fra i nostri stessi pastori si fermano a descrivere il mistero, rinunciando a richiamarvi la luce certa della rivelazione perché anch’essa relativizzata e imparentata con le meditazioni orientali o le "santerie" dell’America latina.
Più essenziale, perché il riscatto della cultura relativistica e quindi
eticamente neutra, a cui è approdata la civiltà occidentale, può venire
soltanto dalla riaffermazione della visione di un mondo che non è frutto
del caos ma è conforme ad un progetto divino. Un mondo in cui non tutto
ciò che ci circonda è bene. Infatti il "padre della menzogna" è ancora ben
lontano dall’andarsene in pensione. Di questa visione meno appariscente e meno proclamata, ma non necessariamente minoritaria, del mondo, è depositario in primo luogo il discepolo di Cristo, che oggi è chiamato nuovamente a vestire i calzari
dello zelo, impugnare lo scudo della fede .... e riportare la lieta novella nelle terre da rievangelizzare. E lo scudo della fede serve nei fatti, perché mentre il missionario in terre lontane rischia la pelle, il missionario in terra cristiana oggi rischia ... di perdersi per strada. Il sincretismo di oggi si presenta infatti sotto forma ingannevole di ambiguità non solo pratiche e religiose ma anche verbali. Il cristiano viene affrontato, sembrerebbe sistematicamente, sul suo stesso terreno, con termini genericamente positivi branditi strumentalmente come armi intellettuali per coglierlo in contraddizione. Così, in una recente trasmissione televisiva Massimo Cacciari ha potuto affermare che "l’integralismo cattolico" è una contraddizione in termini. Il perché naturalmente ce lo spiega lui, un non-cristiano: perché "il cattolico ce l’ha per iscritto che deve amare i suoi nemici, e non li deve giudicare". Naturalmente si potevano aggiungere anche tante altre citazioni come "porgi l’altra guancia", "a chi ti prende il mantello, dai anche latunica", "beati i poveri di spirito", ecc…, per completare il quadro di una religione di sconfitti, in eterna ritirata programmatica di fronte all’avanzare del nemico, il quale invece è libero di agire e giudicare perché coerente alla sua, non-cristiana, visione del mondo. Rintuzzati e rimproverati secondo interpretazioni parziali che si vorrebbero imporre loro dall’esterno, i cattolici si trovano a subire una diffusa e continua "catechesi" basata su una citazione selettiva dei testi sacri che trascura, ad esempio, l’ingiunzione di "andare e predicare in
tutto il mondo".

L’accusa di "integralismo cattolico", infatti, spesso esprime l’ostilità anche al semplice missonariato. Quello di Cacciari non è un esempio isolato; infatti la battaglia per l’egemonia culturale, che passa per il linguaggio, vede i cattolici stretti nell’angolino, sempre più rinunciatari rispetto all’uso di termini morali, ormai efficacemente sviliti in "moralistici". Disarmante ad esempio il richiamo alla "tolleranza", termine usato, a ben guardare, per significare che tutti hanno ragione, per cui non esiste verità. E come negare valore alla parola "liberale", oggi intercambiabile con le parole "equo" e "giusto" e tendente anch’essa all’avvaloramento indistinto di tutto ciò che i nostri sensi percepiscono? Impossibile sottrarsi anche all’obbligo di "multiculturalismo", al dovere di "valorizzare le differenze" (fra le finalità della Repubblica nel disegno di riforma della scuola) fino alla disgregazione e alla negazione del concetto stesso di cittadinanza. Comincia a diventare imbarazzante perfino il termine "tradizione" per il quale è cominciata l’opera di demonizzazione attraverso la legge di riforma dello studio della storia, opera demolitoria già condotta in porto da tempo per altri concetti di buon senso quali ad esempio "ordine" e "merito". La cultura cristiana, che sta alla base della cultura occidentale, al punto che tutti contiamo i giorni che passano a partire dall’anno della morte di Gesù, precede e supera questi valori. La fratellanza precede e supera la tolleranza. La giustizia precede e controlla il liberalismo. L’unione, che
viene dalla valorizzazione di quello che le diverse fedi, nazioni e culture hanno in comune, precede e supera la multiculturalità. L’amore e la carità, infine, che solo la religione cristiana riconosce come colonne portanti della propria dottrina, superano e riassumono tutti gli altri valori messi insieme. E non si dica, per favore, che bisogna essere creativi.

* "Una voce grida…!" n. 4.

 

Torna all'indice della raccolta "Spunti di apologetica"

Torna alla Home Page