La Massoneria

Andrea Menegotto

Oggi della massoneria si parla nelle cronache politiche e giudiziarie, ma non sempre è chiaro di cosa esattamente sia stia discutendo, per questo appare di una qualche utilità affrontare seppur brevemente l’argomento.

La realtà massonica può essere definita come una risposta di carattere relativista al pluralismo dottrinale del mondo moderno; secondo la storica inglese Frances Yates, la questione delle sue origini rappresenta uno dei problemi più discussi e discutibili in tutto il contesto della ricerca storica. La massoneria moderna nasce sotto due spinte contrastanti: da una parte l’auspicio del razionalismo, dall’altra l’anelito preromantico al mistero che affonda le sue radici nella tradizione esoterica. Le origini storiche, ovviamente, sono da tenere distinte rispetto le leggende sorte all’interno della stessa massoneria. Convenzionalmente, la data di nascita della moderna massoneria è fissata nel 1717, anno in cui le quattro logge londinesi si riuniscono nella Gran Loggia di Londra. Nel 1723 la massoneria riceve le sue "Costituzioni" dal pastore presbiteriano James Anderson. Le radici si trovano nelle antiche corporazioni dei freemason, cioè dei liberi muratori e architetti (da qui derivano i gradi massonici di apprendista, compagno e maestro). Queste, a partire dal 1600, vengono infiltrate da persone che non hanno relazioni con la professione, ma si interessano di esoterismo e ricercano i mitici Rosacroce, che oggi si sa con certezza non essere mai esistiti, ma che sarebbero stati i detentori di un sapere segreto che avrebbe consentito di accedere all’unità profonda di tutte le religioni.

Attualmente la massoneria si presenta come un complesso puzzle dove è possibile, in particolare, distinguere fra obbedienze e riti. Le obbedienze sono federazioni amministrative di logge o di gruppi nazionali di logge; i riti, invece, sono sistemi di gradi massonici, di cui prescrivono non solo le cerimonie, ma anche le caratteristiche. Dunque, all’interno della stessa obbedienza possono convivere più riti e uno stesso rito può essere presente in più obbedienze. Fra i riti più diffusi si trova il Rito Scozzese Antico e Accettato, in 33 gradi, da cui deriva l’abitudine di considerare i massoni più elevati in grado come dotati della qualifica di "33°".

Le organizzazioni parallele possono essere distinte in "para-massoniche", "simil-massoniche" e "pseudo-massoniche". Le prime non fanno parte della massoneria, ma ammettono al loro interno esclusivamente massoni; le seconde sono sorte ad imitazione e in concorrenza con la massoneria, spesso rivolgendosi a classi sociali più basse; infine, le organizzazioni "pseudo-massoniche", seppure utilizzano nel loro nome il termine massoneria, sono considerate al di fuori del mondo massonico dalla maggior parte degli organismi ufficiali.

La massoneria non ha una dottrina, ma piuttosto un metodo di tipo relativista, il quale consiste nell’affrontare i problemi con la discussione comune e nel risolverli secondo quanto sembra giusto alla maggioranza dei "fratelli". Tutto può essere messo in discussione, tranne il metodo stesso. Se qualche massone proponesse l’unicità di una verità, di una religione o di una via si porrebbe automaticamente fuori dal metodo massonico, il quale, dato il suo valore estremamente relativizzante, è espressamente incompatibile con la fede cattolica, così come hanno sottolineato i Documenti magisteriali.

Passandoli in rassegna ci si accorge che il momento più ricco di Testi prodotti dal Magistero pontificio sulla massoneria corrisponde al periodo che va dal 1738 fino alla morte di Papa Leone XIII, nel 1903. Questo dato non è di poco conto, infatti, se si tiene in considerazione la storia dell’evoluzione della massoneria, si nota che questi anni rappresentano un momento di grande sviluppo e diffusione delle logge. In totale i pronunciamenti magisteriali sulla massoneria sono 586. Il primo Documento risale al 28 aprile 1738, quando Papa Clemente XII, con la Lettera apostolica In eminenti, mette in guardia i credenti contro tale organizzazione. L’Humanum genus di Leone XIII, invece, adotta un’impostazione di carattere sociologico poiché descrive le ricadute filosofiche e morali della massoneria in un contesto segnato dall’indifferentismo religioso. La massoneria viene condannata perché veicola il trionfo del relativismo ed è volta a distruggere l’ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e a creare un nuovo ordine a suo arbitrio. La seconda fase del Magistero pontificio sulla massoneria può essere circoscritta al periodo che va dall’inizio del Pontificato di Pio X nel 1903 all’apertura del Concilio Vaticano II nel 1962. Durante questo periodo la condanna della massoneria e la scomunica per chi ne fa parte viene codificata dal Codice di Diritto Canonico (canone 2335) promulgato da Papa Benedetto XV nel 1917 e dalle Costituzioni sinodali del Primo Sinodo Romano (articolo 247), indetto da Papa Giovanni XXIII nel 1960. Dal Concilio Vaticano II al 1983 il Magistero non nomina più la massoneria; la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede interviene nel 1981 solo per una rettifica circa alcune interpretazioni date ad una lettera riservata indirizzata ad alcuni episcopati e divenuta di pubblico dominio. Nel 1983 il nuovo Codice di Diritto Canonico, canone 1374, prevede che sia punito "chi dà il nome ad una associazione che complotta contro la Chiesa". Il fatto che questo canone non menzioni direttamente la massoneria è stato interpretato come un’abolizione della scomunica. In realtà, il 26 novembre 1983 una Dichiarazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede conferma che rimane immutato il giudizio della Chiesa circa le associazioni massoniche e, dunque, l’iscrizione ad esse rimane proibita. Infine, in un articolo apparso sul "L’Osservatore Romano" del 23 febbraio 1985, intitolato "Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria", viene fornita una motivazione ufficiosa della reiterata condanna del 1983. Questo scritto, in particolare, sottolinea che, anche nel caso in cui non vi siano espliciti risultati ostili alla fede cattolica, il metodo massonico è sempre incompatibile con la stessa, in quanto esso si fonda su una concezione simbolica relativistica, del tutto inaccettabile per un cristiano "al quale è cara la sua fede".

 

Per approfondire:

Getta luce sull’argomento il volumetto di Massimo Introvigne, Direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) e già curatore del testo interdisciplinare Massoneria e Religioni (Elle Di Ci - Leumann, [Torino] 1994). Si tratta del settimo volume della collana di studi scientifici – Direttore di Redazione: Pierluigi Zoccatelli, un altro studioso del CESNUR – "Religioni e Movimenti". Come recita il manifesto programmatico della stessa, essa "...intende offrire un primo sguardo su problemi, correnti, denominazioni e movimenti religiosi, descrivendone sommariamente le origini, la storia e gli aspetti dottrinali, al di là e prima di qualunque giudizio di valore". Conformemente alle intenzioni della collana, il volumetto – seppure accenna in ultima battuta ai pronunciamenti del Magistero cattolico sulla massoneria – non si prefigge di dare un giudizio di valore, ma vuole essere uno strumento che favorisca la prima conoscenza di una realtà in sé estremamente complessa. E’ pur vero, però, che la conoscenza è condizione indispensabile e preliminare per qualunque giudizio, per cui l’opera di Introvigne si presenta decisamente come un ottimo strumento nelle mani di chi, preoccupato per l’integrità della fede della Chiesa e conformemente alle posizioni espresse dal Magistero cattolico, esclude con il relativismo ogni possibilità di "doppia appartenenza" e si prodiga in quella "lotta" per la Verità di Cristo che trova nella massoneria – ed in particolare nel suo metodo relativista – un ostacolo consistente, ma non insormontabile.

 

 

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