La scala della preghiera

Il metodo della "Lectio Divina"

Pier Mario Cattaneo

La "Lectio Divina" è un esercizio di ascolto della Parola di Dio, che coglie il mistero del Verbo Incarnato e penetra quindi nel mistero stesso di Dio, è dunque la condizione per vivere una vita cristiana profonda ed autentica, che incarna concretamente la Parola. Questo metodo di preghiera si sviluppa nella grande tradizione monastica medioevale e da lì giunge fino a noi. E’ ancora estremamente valido perché la Chiesa, grazie soprattutto al Concilio Vaticano II (con la Costituzione Dei Verbum), ha posto la Parola di Dio al centro della Sua vita e di quella di ogni fedele. La "Lectio" inserisce dunque colui che prega all’interno della grande Tradizione della Chiesa, in cui tanti cristiani, pastori e Santi hanno meditato sulla Parola, traendone l’unica e sicura norma di vita e ricevendo forza e speranza nei momenti difficili.

La "Lectio Divina" si suddivide in diverse tappe o momenti successivi.

 1. STATIO = Preparazione

"Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore, Ecco il Signore Passa" (1Re 19,11).

Pregare è un atto che coinvolge tutta la persona. E’ un gesto che spezza il ritmo delle mille preoccupazioni e ci riporta al centro di noi stessi: non può essere vissuto come una attività fra le altre. Occorre la forza di uscire dalla quotidianità, il coraggio di fermarsi un po’ in silenzio, il desiderio di mettersi alla presenza di Dio e, soprattutto, l’invocazione dello Spirito Santo, senza il quale le Scritture restano lettera morta.

 2. LECTIO = Lettura

"Beato chi legge le parole di questa profezia" (Ap 1,3).

Occorre leggere con molta calma e attenzione la "Sacra pagina": se davvero ho invocato lo Spirito, è Dio stesso che parla mentre leggo la Parola. Può essere utile rileggere più volte, sottolineare e magari imparare a memoria qualche espressione che mi colpisce o mi sorprende. E’ essenziale accogliere tutto ciò che "mi va meno a genio": "La mia parola non è forse come il fuoco e come un martello che spacca la roccia?" (Ger 23,29).

3. MEDITATIO = Meditazione

"Quanto amo la tua legge, Signore, tutto il giorno la vado meditando" (Sal 118,97).

Non basta leggere perché la Parola scenda nel profondo del cuore. Ci vuole un paziente lavoro di meditazione, una lenta ruminazione delle parole, delle idee, delle immagini, di tutto ciò che la "Sacra pagina" contiene. E’ utilissimo mettere a confronto brani simili della Scrittura : l’uno illumina l’altro. La vera meditazione inizia quando capisco che Colui che parla ed opera nella Storia Sacra è Colui che parla ed opera anche nella mia storia personale.

4. ORAZIO = Preghiera

"Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alla mia supplica, tu che sei fedele, e per la tua giustizia rispondimi" (Sal 142,1).

La meditazione, se è vero ascolto della Parola di Dio e non dei propri pensieri genera immancabilmente nel cuore il desiderio di incontrare a tu per tu Colui che nelle Parole Bibliche vivificate dallo Spirito ha parlato. Si medita con l’intelletto, ma si prega soprattutto con il cuore, in uno slancio d’amore verso Colui che nella meditazione ci si è rivelato, ancora una volta come la fonte di ogni Amore.

5. CONTEMPLATIO = Contemplazione

"La tua parola nel rivelarsi illumina" (Sal 118,130).

Pian piano le parole cedono il passo al silenzio adorante, la riflessione e la stessa preghiera fanno spazio al puro amore. Questa tappa del cammino di preghiera non viene raggiunta ogni volta che ci si dispone all’orazione. La meditazione è possibile sempre, la contemplazione no, perché è un dono della grazia. E allora, se la contemplazione manca, bisogna riprendere la meditazione, come il marinaio si serve dei remi quando il vento non gonfia più le vele.

6. CONSOLATIO = Consolazione

"Gustate e vedete quanto è buono il Signore" (Sal 33,9).

Il primo frutto dell’incontro con Dio è quella intima gioia, quella misteriosa ed ineffabile pace che l’uomo sperimenta dinanzi al mistero dell’Amore di Dio. Questo è il momento propizio per prendere le grandi decisioni della vita, decisioni da non mutare in momenti di scoraggiamento o di desolazione. Lo spirito cattivo cerca di spingerci alla sfiducia totale e alla tristezza; "il frutto dello Spirito è invece amore, gioia, pace....." (Gal 5,22).

7. DISCRETIO = Discernimento

"Mostrami o Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini" (Sal 85,11).

Con il dono del consiglio, lo Spirito mi suggerisce come interpretare la situazione della vita personale, familiare, comunitaria e sociale. Si tratta di sintonizzarsi con i pensieri di Dio, di leggere con fede anche il libro della storia che la Provvidenza divina compone con sapiente amore. E’ lo Spirito che mi insegna a capire dove e come posso agire nel mondo per preparare la strada del Signore.

8. DELIBERATIO = Decisione

"Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene: scegli dunque la vita" (Dt 30,15,19).

La preghiera non deve fermarsi ad una contemplazione inerte, che gratifichi il mio desiderio di religiosità senza trasformarmi il cuore. Chiedo allo Spirito il dono della fortezza, perché sappia decidermi a realizzare le scelte evangeliche e i propositi scaturiti dal discernimento. Spesso si tratta di piccole decisioni; ma è con la fedeltà nelle piccole cose di ogni giorno che si costruisce una piena fedeltà alla chiamata di Dio.

9. COLLATIO = Condivisione

"Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea" (Sal 21,23).

Quando è possibile, risulta di grande utilità condividere il frutto della preghiera con i fratelli nel cammino di fede. Non sono solo a cercare il volto di Dio: siamo invece Chiesa, comunione di persone chiamate a crescere insieme nella carità. Le grazie che il Signore concede a ciascuno, soprattutto quelle spirituali, non sono possesso privato dei singoli, ma doni offerti per l’utilità comune.

10. ACTIO = Azione

"Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia" (Mt 7,24).

Se davvero ho accolto la Parola, se mi sono lasciato avvincere dalla sua forza, non è possibile che tutto finisca lì, quando termino la preghiera. Se ho compiuto con amore il cammino della "Lectio divina", il mio operare sarà animato dal soffio dello Spirito. Allora dire che "tutta la mia vita è preghiera" non sarà più un comodo alibi per sfuggire all’impegno dell’orazione, ma il traboccare della carità divina in ogni mio gesto.

 

* "Io sono la Via, la Verità e la Vita…!" n. II\ 4.

 

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