Fra magie e superstizioni
Amuleti e talismani
Andrea Menegotto
L’uso
di portare addosso o di tenere in casa degli oggetti a cui si attribuisce il
«potere» di proteggere dal male o di
recare fortuna appare tanto antico quanto oggigiorno parecchio diffuso. Plinio
il Vecchio (23-79 d.C.) racconta che alcuni portavano una mosca viva in un
fazzoletto al fine di scongiurare una malattia agli occhi (cfr. Naturalis Historia xxviii,25-29).
All’interno di tali oggetti è possibile delimitare
due categorie: quella degli amuleti e
quella dei talismani. Spesso i due
termini vengono utilizzati come sinonimi, ma, secondo alcune interpretazioni,
mentre l’amuleto – diffuso generalmente nella forma del classico cornetto o
ferro di cavallo – adempie solo ad un compito «difensivo», il talismano, oltre
ad essere più «razionalizzato» e ad avere una funzione più precisa e definita,
ha un ruolo «attivo» e quindi può servire per influenzare gli altri. Le suddivisioni
interne alla categoria degli amuleti sono molto varie: alcune si basano sulla
materia (amuleti zoologici, vegetali, minerali…), altre sull’effetto che essi
dovrebbero dare (terapeutico, protettivo, energetico...). Fra i vari talismani
si segnalano invece il cosiddetto «talismano di Iside» (un quadrifoglio
d’argento che ha il compito di proteggere da ogni azione malvagia) e il
«talismano divino», detto Schemhanphora,
costituito da un complesso di nomi contenenti tutte le lettere sacre con cui si
forma il nome di «colui che ha il dominio sovrano sullo spirito», cioè di Dio.
Di frequente, questi oggetti sono ricevuti e acquistati dal mago che ha
compiuto su di essi i suoi riti e sempre più spesso sono pubblicizzati nelle
famose televendite.
Alla luce della fede, posto che la superstizione
consiste nell’attribuire a un oggetto o ad una creatura poteri che in realtà
non possiede, amuleti e talismani oltre che del tutto inutili, risultano essere
segni di superstizione.
La Chiesa, invece, approva e incoraggia l’uso di
sacre immagini e di oggetti di devozione (Catechismo
della Chiesa Cattolica nn. 1674-1676 e 21129-21132), che a volte i suoi
ministri benedicono. Questi sono segni che non hanno in sé poteri straordinari
o soprannaturali, ma possono aiutare a rendere più vivo il senso della presenza
e della protezione di Dio e più intensa la preghiera, unica, autentica e vera
espressione di fede dell’anima che si eleva a Dio, in mezzo alle difficoltà di
cui è lastricato il cammino dell’uomo in viaggio «in questa valle di lacrime»
verso la patria celeste.
* "La Madonna dei Poveri" n. 4\1999 (maggio).
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