«Se l’andreottissimo scopre la New Age»
(da «La
Stampa» di sabato 23.10.1999)
SE L’ANDREOTTISMO SCOPRE LA «NEW AGE»
L’ex factotum del senatore scrive un dramma
esoterico
Incredibile, ma vero. Lunedì sera, ore 21, a Torino, Teatro
Juvarra, le tre litigiosissime comunioni massoniche (Grande Oriente, Piazza del
Gesù e Gran Loggia) si riunificano nel nome di Maria Maddalena, cui è dedicata
una rappresentazione nella quale il senatore Alessandro Meluzzi, con indosso un
mantello da templare, reciterà sul palcoscenico il prologo e l’epilogo. E già
questo, in fondo, basta - «e soverchia», come dice Giulio Andreotti. Ma invece
non basta, e nemmeno soverchia, dal momento che l’autore del testo, o meglio
del «mistero eterodosso» - come da locandina - incentrato sulla figura di Maria
di Magdala è Stefano Andreani, 45 anni, giornalista parlamentare e non solo,
per quattro anni capo dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi, come dire uno dei
principali collaboratori di Giulio Andreotti. Ora e sempre.
Se poi si considera che Andreani, tuttora un elemento
stabile del paesaggio del Palazzo, dopo essere stato negli anni d’oro un
architrave dell’andreottismo capitolino, variante Ciarrapico, segretario
factotum della Fondazione del Premio Fiuggi ed eminenza neanche troppo grigia
della Roma calcio... Beh, se appunto si considera che per scrivere il suo testo
questo personaggio rotto a tutte le possibili insidie del potere ha lavorato
sui vangeli apocrifi, sui rotoli di Qumran e su un’infinità di suggestioni
esoteriche, beh, la reazione più umana è quella di dire: alt, un momento!
A differenza dei politici, dei giornalisti politici, dei funzionari Rai e di un
certo numero di ecclesiastici, la regista dello spettacolo, Anna Cuculo, che è
aderente alla massoneria come gli altri 14 attori (solo Luciano Caratto, che fa
Gesù, e due bambine non lo sono) sa vagamente chi è Andreani. Gli ha parlato
solo per telefono; e alla ventesima telefonata ha capito che desidera tanto che
allo spettacolo sia invitato il Cardinale.
E’ assai dubbio che l’opera possa essere apprezzata in via
dell’Arcivescovado. La Maddalena, donna colta e piuttosto discussa (danzatrice
sacra), appare iniziata ai misteri di Iside e ha un’influenza davvero forte su
Gesù. Inoltre prevede la marginalizzazione del ruolo femminile nella nuova
religione e anche per questo - a parte una forte antipatia personale -
strapazza San Pietro.
L’impianto scenico è scarno, il coro è vestito di nero, la Maddalena di celeste
e ha una coppa di alabastro (il Graal, naturalmente); la rossa Salomè è molto
sensuale, anzi decisamente «carnale», dice la Cuculo. Le musiche sono canti
gregoriani, pezzi di Battiato e di Loreena Mc Kennitt, oltre al «fratello»
Mozart. Meluzzi, al solito, è eccitatissimo. L’incasso è destinato in
beneficenza.
E Andreani? Fa un certa impressione sentirlo parlare al telefono, invece che di
Andreotti e dell’imminente verdetto palermitano, di cabala e angelologia,
alchimia operativa cinquecentesca e «New Age», zodiaco e pietra filosofale. Si
occupa di tradizione ermetica ed esoterismo da anni e anni. Ha scritto libri,
curato edizioni, tradotto testi. Anche su Internet se ne trova qualche traccia.
A tratti l’impressione è quella di trovarsi nel bel mezzo del «Pendolo di
Foucault».
Ci tiene un sacco a far sapere di non essere massone. A riprova della più
ferrea incompatibilità rivela di essere Cavaliere dell’Ordine Equestre del
Santo Sepolcro di Gerusalemme. Anche questi cavalieri nominati dal Vaticano,
che accompagnano il Papa nella processione del Corpus Domini hanno, come quelli
che frequenta Meluzzi, i mantelloni. Andreani è consapevole che la sua «pièce»
ereticheggiante può creargli qualche problema con il Priorato - anche perché è
in ritardo con le quote.
Infinite e anche magiche, come si vede, sono le vie dell’esoterismo - e un po’
pure dell’andreottismo. Si apre infatti il sipario e doverosamente si esplicita
un dubbio: «mistero eterodosso» di Magdalena o enigma ortodosso di Andreani? Certo
il personaggio si conferma di straordinaria intraprendenza e sbalorditiva
flessibilità. In un libro di Massimo Franco sulla democrazia cristiana e
l’«underground» dello scudo crociato («Tutti a casa», 1993) c’è un gustoso
capitolo tutto per lui. Ex disk-jockey, ex redattore di Radio radicale, ex
redattore d’agenzia democristiana dotato di intuito e faccia tosta, maestro
nell’arte del sapere e in quella del tacere, Andreani s’era così identificato
in Andreotti - che peraltro chiama spiritosamente «il Moloch» - da averne
addirittura mutuato l’aspetto fisico, con tanto di spontanea accentuazione
della gibbosità.
Molto romano, parlava coi giornalisti, dava una mano al Ciarra, proteggeva la
signora Livia nei cortei, distribuiva sculturette d’argento ai capi di Stato
esteri, aiutava l’Opus Dei a scovare le parole sataniche nelle canzoni rock e
distribuiva biglietti per le partite. Dopo il tracollo, era tornato tranquillamente
in agenzia. Ha scritto anche un dramma su Mago Merlino e uno su Re Salomone:
«Registrati alla Siae» specifica.