A che ora è la fine del mondo?

Massimo Introvigne

"A che ora è la fine del mondo?", si chiedeva Ligabue in una canzone del 1994, dove prevedeva: "Fine del mondo in mondovisione. Diretta da San Pietro per l’occasione". Avvicinandosi il Duemila, sembra proprio che Ligabue abbia sbagliato indirizzo. A San Pietro e dintorni nessuno aspetta la fine del mondo imminente. Se si cercano piccoli gruppi che aspettano la fine del mondo per l'anno prossimo, li si troverà più facilmente negli Stati Uniti. Agli inizi del 1999, per esempio, la stampa americana – e, su scala minore, anche quella italiana – si è occupata ampiamente dei Concerned Christians, i "Cristiani preoccupati", un gruppo fondato intorno al 1985 da Monte Kim Miller. Il fenomeno da cui Miller era "preoccupato" era il New Age, che voleva combattere da una prospettiva protestante fondamentalista. Gradualmente, Miller ha cominciato a vedere nella diffusione del New Age un segno apocalittico. Nel giugno del 1996 si è dichiarato il profeta di Dio per la nostra epoca. Nel settembre del 1998 i Concerned Christians hanno venduto le loro case nell’area di Denver anticipando un evento di tipo apocalittico per il 10 ottobre, e sono di fatto entrati nella clandestinità. Nel novembre del 1998 una quindicina di membri del movimento – ma non Miller – sono riapparsi in Israele. Temendo incidenti, la polizia israeliana li ha arrestati ed espulsi.

Per la verità, non tutti sono d’accordo con il drastico intervento della polizia israeliana. Alcuni ritengono che possa avere un effetto controproducente, confermando al movimento la sua presunta importanza. Il vicario patriarcale greco-cattolico di Gerusalemme, monsignor Lufti Laham, in una dichiarazione del 14 gennaio, ha denunciato l’"isteria mediatica" che si è diffusa in Israele a proposito delle "sette apocalittiche", fomentata a suo dire da "forze che sono all’opera per distruggere le celebrazioni cristiane per l’anno Duemila a Gerusalemme". Miller, nelle sue prediche, ha peraltro espresso idee veramente singolari. Per esempio, specula sulla somiglianza del cognome dell’assassino Charles Manson con "Man’s Son", cioè "Figlio dell’Uomo", e afferma che Manson sarebbe sia un "Cristo contraffatto", sia uno strumento della vendetta di Dio sull’America. L’uccisione del figlio dell’attrice Sharon Tate da parte di seguaci di Manson nel 1969 rappresenterebbe così simbolicamente la messa a morte dell’Anticristo, che si identificherebbe anche con la Chiesa cattolica.

Ma quanti sono i gruppi apocalittici? Una mappa dell’attesa del Duemila – concentrata sugli Stati Uniti (anche se esistono gruppi simili in Asia, Africa e America Latina, mentre sono certamente meno numerosi in Europa) - può aiutare a capire esattamente di che si tratta. Il viaggio dovrebbe iniziare dai gruppi che hanno una teologia di tipo protestante fondamentalista. Qui, tuttavia, bisogna intendersi. Secondo un recentissimo sondaggio dell’Università dell’Ohio il quindici per cento degli americani interpreta la venuta dell’anno Duemila come "il segno che la fine del mondo è prossima". Una percentuale più alta – superiore al trenta per cento – ritiene "probabile" una fine del mondo durante la vita dell’intervistato. Queste percentuali corrispondono all’area evangelica di tipo fondamentalista, e assicurano la presenza regolare nelle liste dei best seller di romanzi come Left Behind (al quinto anno di presenza consecutiva nelle liste dei libri più venduti) di Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins, che descrive nei dettagli – e secondo una teologia rigorosamente fondamentalista – come sarà la fine del mondo. I lettori di Left Behind – che ha già avuto tre sequel, e se ne annuncia una quarta – non fanno normalmente parte di gruppuscoli apocalittici. Le loro idee percorrono trasversalmente le grandi denominazioni protestanti americane. Quanto ad altri gruppi che non fanno parte del protestantesimo ufficiale e maggioritario – come i testimoni di Geova o i mormoni – si sono già affrettati ad annunciare di non attendere nulla di speciale per l’anno Duemila. Le attese apocalittiche concentrate su questo anno vivono, piuttosto, in piccoli gruppi guardati con sospetto dalle denominazioni più grandi. In Florida, per esempio, sono attivi i Meade Ministries il cui fondatore, Charles Meade, ha ricevuto un messaggio profetico secondo cui la fine del mondo è imminente e si salverà soltanto chi convergerà sulla cittadina di Lake City, dove si sono radunati duemila suoi seguaci. Più a Nord – ai piedi delle cascate del Niagara – si è trasferito da qualche mese il movimento Chen Tao, composto quasi esclusivamente da taiwanesi. Fondato da un professore di sociologia, Hon-Ming Chen, nel villaggio di Pei-Pu (Taiwan), agli inizi del 1997 il gruppo si è trasferito in California, poi a Garland, nel Texas (scelto per la somiglianza del nome con "God’s Land", "Terra del Signore"), dove ne ho intervistato i dirigenti nel febbraio 1998. Su una base biblica, Chen ha inserito elementi che derivano dal buddhismo e dalla religiosità popolare cinese. Agli inizi del 1998 si è conquistato una notorietà mondiale grazie alla CNN, che ha largamente diffuso il suo annuncio secondo cui Dio sarebbe apparso miracolosamente in televisione il 25 marzo a mezzogiorno dando inizio a una serie di eventi apocalittici. Dopo la mancata apparizione televisiva, Chen ha annunciato in diretta alla CNN di essersi sbagliato. Ma – come spesso avviene – più tardi ha reinterpretato le profezie e ha concluso che Dio è veramente venuto: non alla televisione, ma nei cuori dei suoi seguaci, che ora attendono il prossimo capitolo della saga apocalittica in cui si considerano inseriti.

Più pericolosi, dal punto di vista di possibili conflitti armati con le autorità, appaiono i gruppi detti "dell’identità", dove temi profetici cristiani si mescolano con un estremismo politico di tipo razzista e qualche volta apertamente nazista. Talora si tratta di gruppi con centinaia o anche migliaia di seguaci, che costruiscono vere e proprie città. E’ il caso della House of Jahweh, forte di circa tremila membri guidati da Bill Hawkins (un ex cantante) alla periferia di Abilene, nel Texas, o di Elohim City, nell’Oklahoma, dove il pastore razzista Robert Millar attende la fine del mondo "probabilmente" per il 2006. Non mancano neppure forme di razzismo di segno contrario come le Twelve Tribes of Israel, diffuse a New York e in diverse altre metropoli americane nei ghetti etnici più poveri. Queste "Dodici Tribù di Israele" profetizzano una catastrofe imminente che distruggerà tutti i bianchi e a cui sopravviveranno soltanto neri, indiani d’America e minoranze ispaniche.

Parallelo, per il suo desiderio di separarsi dalla società, al mondo dei gruppi "dell’identità" – ma non necessariamente cristiano né religioso – è il più vasto mondo del "survivalismo", che si pone il problema della sopravvivenza (survival) in un mondo distrutto dalla folle corsa tecnologica gestita dagli apprendisti stregoni del Nuovo Ordine Mondiale. Una decina di anni fa molti gruppi "survivalisti" si preparavano a resistere – come fanno i ragazzini del film Alba rossa – a un’occupazione comunista degli Stati Uniti. Oggi va più di moda la paura dell’Y2K, il temuto blocco dei computer di tutto il mondo all’alba del primo gennaio 2000, che secondo alcuni gruppuscoli potrebbe determinare la fine dell’economia mondiale e la morte a seguito di carestie e malattie della maggioranza dell’attuale umanità. Si moltiplicano le comunità armate – e provviste di riserve di cibo per un paio di anni – che aspettano la catastrofe Y2K, sia "laiche" come l’High 54 Ranch presso il lago Concho, in Arizona, sia dichiaratamente religiose come Prayer Lake, il "Lago della Preghiera" nell’Arkansas, il cui fondatore Bob Rutz identifica semplicemente il presunto grande arresto di tutti i computer del mondo agli inizi del Duemila con "il giorno del giudizio".

Una nuova categoria di gruppi apocalittici, i "gruppi dell’asteroide", associa il timore del Duemila alla paura di un impatto fra un asteroide e la Terra generata da film come Deep Impact e Armageddon. Un gruppo chiama Wake Up America che ha sede nell’Ohio prevede l’impatto di due asteroidi in una data imprecisata fra il 1999 e il 2017. L’asteroide colpirà sul Nevada e distruggerà gran parte dell’Ovest degli Stati Uniti, assicura invece Lori Adaile Toye, che "canalizza" i Maestri ascesi della tradizione teosofica a Payson, nell’Arizona. Perfino un maestro che ha una clientela fra le star di Hollywood – il rabbino Philip Berg, che unisce cabala e New Age ed è particolarmente apprezzato da Madonna – teme seriamente l’impatto dell’asteroide per l’11 settembre 1999.

Con il caso Berg, ci spostiamo da gruppi che fanno in qualche modo riferimento al cristianesimo all’area del New Age, la cui attuale crisi provoca fenomeni di attesa della fine, spesso collegati a Nostradamus o ai dischi volanti. Negli Stati Uniti Nostradamus non è un’ossessione nazionale come in Giappone, ma la sua influenza cresce. Gli interpreti che si basano sui libri non possono battere Dolores Cannon, una ipnologa dell’Arkansas a cui si rivolge direttamente – tramite i suoi pazienti in stato di ipnosi – il veggente francese del Cinquecento. Nostradamus annuncia alla Cannon che il mondo potrebbe finire prima del Duemila, ma non finirà – siamo pur sempre in ambiente New Age – se un numero sufficiente di persone irradieranno energie positive e buona volontà dando scacco all’Anticristo, che è già all’opera in Medio Oriente. Altri aspettano la salvezza – mentre la Terra sarà distrutta – dall’arrivo dei "fratelli dello spazio" a bordo dei dischi volanti. E’ il caso di Outer Dimensional Forces in Texas, di Morningland e di Unarius in California. Se Unarius – che oggi, dopo la morte della fondatrice Ruth Norman nel 1993 annuncia la discesa degli UFO nel 2001 – è un’utopia gentile e ottimistica, altri scenari sono più cupi. Si possono avere dubbi sul quadro allarmante di Morningland dipinto dai suoi ex-membri, molto attivi nell’allertare i mezzi di comunicazione e le autorità. Non si può tuttavia dimenticare il suicidio di massa di un altro culto dei dischi volanti – Heaven’s Gate – nel marzo del 1997, né i ripetuti tragici tentativi in Europa e in Canada dell’Ordine del Tempio Solare di trasferire i propri adepti su altri pianeti tramite suicidi di gruppo e anche qualche omicidio.

Ci sarà una spasmodica attesa dell’anno Duemila, con fenomeni di terrore di fronte all’imminente fine del mondo, almeno negli Stati Uniti? Si può rispondere tranquillamente di no. Nelle parole di un sociologo inglese, Jim Beckford, la presunta esplosione di "sette" che attendono la fine del mondo per il Duemila è la più grande "non notizia" della sociologia delle religioni contemporanea. Purtroppo, fra il migliaio di gruppi e gruppuscoli che aspettano la fine negli Stati Uniti (e – in numero minore – in altri paesi), è assai probabile che ce ne sia ancora qualcuno destinato alle prime pagine dei giornali e a una fine suicida o violenta, rinnovando le tragedie del Tempio Solare o di Heaven’s Gate. Tuttavia, pochi fra questi gruppi hanno più di mille seguaci, e la maggioranza ne ha meno di cento. Si tratta di gruppuscoli, anche se alcuni possono essere o diventare pericolosi. L’ansia della fine non vive tanto in questi piccoli gruppi, né è necessariamente legata alla data precisa del Duemila. Fa più riflettere il dato statistico di quel terzo di americani che pensa di assistere, durante la sua vita, alla fine del mondo.

 

  * Anticipato con il titolo redazionale "Tranquilli, è la fine del mondo" in "Avvenire" (Agorà), Mercoledì 10/03/1999.


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