La massoneria belga allo scoperto: retroterra massonico del
rapporto anti-sette belga
(ACNews 007-99)
Sul rapporto belga
rimandiamo all’articolo di Massimo Introvigne Il
ritorno dei giacobini: il rapporto della commissione parlamentare belga
d'inchiesta sulle sette (3 giugno 1997).
Bruxelles, 04-10-1999. Un’estesissima rete di relazioni “muratorie” che investe
le istituzioni del Regno del Belgio e alcune importanti organizzazioni
internazionali è stata resa nota dall’autorevole quotidiano di lingua fiamminga
De Standaard con un dossier redatto da Derk Jan Eppink e pubblicato il 19 agosto 1999. “Tre quarti
dei ministri liberali e socialisti del governo federale sono membri di una loggia”,
informava il sommario dell’articolo titolato La massoneria è ancora attiva
in Rue de la Loi?. Raggruppati in due diverse appartenenze, che vedono i
socialisti affiliati prevalentemente al Grande Oriente — circa 10.000 “fratelli”
— e i liberali membri della Gran Loggia — circa 4.000 iscritti —, i massoni
belgi conterebbero fra loro personalità politiche di primo piano come l’ex
commissario europeo alla Concorrenza Karel Van Miert, socialista, ma adepto
della Gran Loggia. Anche Willy Claes, già segretario generale della NATO,
risulterebbe affiliato a una loggia: lo si evince dal discorso da lui tenuto
il 19 ottobre 1995 alla Camera dei Deputati per scagionarsi dalle accuse di
corruzione che lo vedevano implicato nello scandalo Agusta.
Pur
essendo considerato necessario per far carriera in magistratura e nella
pubblica amministrazione, l’intervento massonico non è limitato alle alte
sfere dello Stato, ma s’indirizza metodicamente, da almeno un secolo e mezzo,
all’opinione pubblica, con un’azione mirata alla diffusione del “libero
pensiero” nel campo dell’educazione e dell’istruzione, fra l’altro attraverso
l’Université Libre di Bruxelles — fondata nel 1834 — e la sua omologa
fiamminga, la Vrije Universiteit Brussel. La massoneria belga ha un
orientamento laicista così estremo da mantenere relazioni internazionali solo
con il Grande Oriente di Francia e con obbedienze minori latino-americane e
di altri paesi; non è invece in comunione con le massonerie anglo-sassoni, che
le rimproverano precisamente l’anticlericalismo estremo.
Nel 1997 la caratterizzazione
laicista propria degli ambienti massonici si è diretta contro le
associazioni religiose, ispirando il cosiddetto “rapporto anti-sette” — messo
a punto da una commissione d’inchiesta presieduta dal deputato socialista
Serge Moureaux —, che vedeva annoverate in una lista allegata, fra 189 gruppi
considerati potenzialmente pericolosi, anche associazioni cattoliche, poste
nell’elenco insieme a movimenti satanisti. In seguito alla decisa reazione
del CVP, il Christelijke Volkspartij, il partito cristiano-sociale fiammingo,
la lista non è stata votata dal Parlamento, pur rimanendo agli atti il
rapporto, presentato dall’allora deputato liberale, e attuale ministro
degl’Interni, Antoine Duquesne. Il fatto che la lista non sia stata votata non
toglie, peraltro, che essa compaia nell’edizione a stampa del rapporto diffusa
dal Parlamento e sia regolarmente utilizzata sia dai media, sia da
ambienti di polizia. Ispira inoltre un’ampia campagna propagandistica
condotta dall’attuale governo e le attività di un Osservatorio governativo
che inizia ora a operare in Belgio sul modello della Missione Interministeriale
di Lotta contro le Sette francese. La polemica fra l’alleanza di governo liberal-socialista,
accusata dal deputato del CVP Paul Tant di condurre “un’operazione di
loggia”, a cui Moureaux rispondeva dicendosi vittima degli “ambienti
integralisti settari”, ha causato tuttavia diverse difficoltà alla
maggioranza che ha sostituito il governo democristiano. Fra i risultati,
una lista di membri massoni del governo che comprende il vice primo ministro
e ministro del Lavoro, Laurette Onkelinx; il vice primo ministro e
ministro degli Esteri, Louis Michel; il ministro degl’Interni Duquesne; il
ministro della Funzione Pubblica, Luc van den Bossche; il ministro della
Difesa, André Flahaut; il ministro delle Finanze, Didier Reynders; il
ministro delle Telecomunicazioni e delle Partecipazioni Statali, Rik Daems;
il segretario di Stato al Commercio Estero presso il ministero degli Esteri,
Pierre Chevalier. In pratica, tutte le leve del potere politico, economico
e finanziario del Regno del Belgio sarebbero nelle mani di un’organizzazione
sottratta a ogni controllo da parte del corpo elettorale.