Ritorno del sacro, "sette" e Fede cattolica

PierLuigi Zoccatelli

[Le note si trovano alla fine del testo]

Il "ritorno del sacro", un concetto certamente non privo di ambiguità, costituisce per molti versi uno dei "segni dei tempi" che caratterizzano fortemente il momento storico che stiamo vivendo. Si tratta di un tempo, come molti osservatori hanno notato, in cui la sfida della modernità – dopo il crollo delle espressioni più significative di quel segmento della storia moderna che, iniziato nel 1789, è terminato con la caduta dei muri delle ideologie nel 1989 – ha fatto spazio ad un nuovo periodo, il post-moderno, che lascia irrisolti molti interrogativi. Ad esempio il seguente, che già nel 1985 veniva formulato nella relazione finale del Sinodo straordinario dei vescovi: "La diffusione delle sette non ci pone forse la domanda se qualche volta non abbiamo manifestato sufficientemente il senso del sacro?".

Una tale domanda caratterizza da un certo periodo una preoccupazione pastorale interna alla Chiesa che Giovanni Paolo II ha riassunto in maniera esemplare quando ha ricordato – in un discorso all’episcopato latino-americano del 12 ottobre 1992, in occasione del quinto centenario della scoperta e dell’evangelizzazione del continente americano – che la nuova evangelizzazione incontra sul proprio cammino principalmente due ostacoli:

1. il "secolarismo", ovvero la riduzione del fatto religioso a fatto privato, non più vissuto nella coralità di un’esperienza di popolo o di nazione, ma scelto dal singolo all’interno di una selva di proposte concorrenti: un fenomeno questo che è frutto del processo di secolarizzazione, cioè di estromissione della motivazione e della finalità religiosa da ogni atto della vita umana;

2. il problema delle "sette e movimenti pseudo-spirituali".

Se la privatizzazione della religione, il secolarismo, porta con sé una struttura ideologica – il relativismo – secondo cui non esistono verità assolute, soprattutto in campo religioso, che è radicalmente incompatibile con la fede cristiana [1], il secondo ostacolo, le "sette e movimenti pseudo-spirituali", non è senza rapporti con il primo: di fronte alla società complessa moderna e al pluralismo di sistemi creati dal secolarismo, il disagio si manifesta sempre più spesso con l’affermazione di gruppi neo-religiosi che offrono, in un mondo incerto, isole di certezza fondate su ideologie relativamente semplici, ma capaci di rassicurare e di confortare.

"La setta è l’altro", ha scritto lo specialista svizzero Jean-François Mayer; un "altro", aggiungeremo, che assume sempre di più le tinte di un problema drammatico. Come mostrano le statistiche dei sociologi, si valuta che la "nuova religiosità" coinvolga da quattrocento a cinquecento milioni di persone nel mondo suddivise in oltre diecimila "sette", e che i cattolici perdano ogni anno a favore dei nuovi movimenti religiosi circa quindici milioni di fedeli. È questo uno scenario preoccupante che non risparmia l’Italia, in cui vengono classificate diverse centinaia di gruppi di una qualche consistenza e in cui alcuni fra essi, si pensi ai Testimoni di Geova, raccolgono una percentuale di aderenti in rapporto alla popolazione globale che è maggiore a quella di qualsiasi altro Paese del mondo.

Le cifre, comunque eloquenti, potrebbero scontrarsi con l’obiezione che, tutto sommato, il fenomeno non è allarmante: si dirà, ad esempio, che in Italia gli aderenti alle sette non superano il 2%, e che in nessun paese dell’Europa Occidentale sembrano superare il 5%, anche se in certe aree geografiche – come il Giappone, alcune regioni degli Stati Uniti e alcuni paesi dell’America Latina – il fenomeno riveste cifre di molto superiori, da un quinto fino a un terzo della popolazione. Questo genere di osservazioni non tiene comunque conto di una necessaria precisazione relativa all’influenza culturale che i nuovi movimenti religiosi hanno su una cerchia molto più larga della popolazione. È questo il caso della larghissima diffusione della credenza nella reincarnazione – autentico termometro della nuova religiosità – di cui sono assidui propagandisti i gruppi di origine orientale, quali gli Hare Krishna, gli "arancioni" di Rajneesh e altri ancora. Ebbene, vale la pena ricordare che nonostante le dimensioni effettivamente molto spesso sopravvalutate di questi movimenti (gli Hare Krishna contano in Italia poco più di mille aderenti), la propaganda delle loro idee ha permeato l’opinione pubblica al punto che un’indagine del CESNUR – il Centro Studi sulle Nuove Religioni – ha evidenziato presso gli studenti delle scuole superiori di Foggia – città non particolarmente ricca di nuova religiosità – una credenza nella reincarnazione superiore al 31% [2].

Vale la pena ora di insistere su considerazioni di tipo analitico che permettano di cogliere soprattutto il quadro d’insieme storico e fenomenologico, l’unico che possa adeguatamente anticipare la fase in cui si discutono i significati e si propongono i giudizi.

Gli studi sui nuovi movimenti religiosi prendono normalmente in considerazione quattro diversi tipi di gruppi [3]:

 a. l’esplosione del nuovo protestantesimo evangelico e pentecostale, caratterizzato da un letteralismo biblico, un proselitismo spesso aggressivo, una attenzione ai temi apocalittici e miracolosi, un atteggiamento riservato nei confronti dell’ecumenismo (con punte di notevole aggressività anti-cattolica). Diffuso soprattutto in America Latina il fenomeno si va rapidamente espandendo in nuove aree geografiche: le Assemblee di Dio, circa venti milioni di fedeli nel mondo, contano oltre centomila seguaci in Italia;

 b. i movimenti nati in ambito cristiano, ovvero le "sette" nel senso proprio del termine: gruppi che rivendicano un’origine cristiana, ma si discostano dottrinalmente in maniera radicale dalla professione di fede della Chiesa Cattolica e delle comunità cristiane del protestantesimo: rientrano in questa categoria i Testimoni di Geova (circa duecentomila adepti che si impegnano nel "servizio di campo" di porta in porta e quasi quattrocentomila membri in Italia; circa dieci milioni nel mondo), i Mormoni (sedicimila battezzati in Italia e nove milioni nel mondo), la Chiesa Neo-Apostolica di origine tedesca, con sede centrale a Zurigo, che in occasione del suo centenario inizia a costituire un fenomeno internazionale da non sottovalutare (sei milioni di seguaci nel mondo e un migliaio in Italia). Su scala internazionale questi movimenti – noti per il loro grande zelo propagandistico – oggi contano molto sulle nuove possibilità che la libertà religiosa apre nell’Europa dell’Est, dove stanno facendo confluire in modo massiccio uomini e fondi;

c. i gruppi di origine orientale, come gli Hare Krishna, i seguaci di Rajneesh e di altri guru o santoni, fra cui vanno ricordate le nuove religioni giapponesi, di cui si parla molto meno, ma che oggi costituiscono le nuove religioni che vantano nel mondo il maggior numero di seguaci: la Soka Gakkai, di origine buddhista, e Sukyo Mahikari, a base shintoista, contano diversi milioni di aderenti e decine di migliaia di seguaci in Europa e negli Stati Uniti (più di qualunque gruppo indiano, anche se sono molto meno conosciuti);

d. i gruppi che non nascono da un retroterra religioso, ma che giungono a sviluppare tematiche religiose a partire da tecniche di auto-perfezionamento, di meditazione o di terapia. A questa categoria appartiene un gruppo di rilievo internazionale, la Scientologia, e possono esservi ricondotti fenomeni di grande attualità come il New Age e la riscoperta dei nuovi movimenti magici, una "nuova" categoria che organizza l’interesse per la magia, lo spiritismo, il satanismo. Come dimostrano gli studi di Massimo Introvigne, [4] esistono oltre duecento movimenti di questo genere, alcuni con migliaia e anche decine di migliaia di seguaci, che dimostrano un crescente interesse per temi di carattere dichiaratamente gnostico.

Dicevamo in precedenza di volerci attenere in questa descrizione ad un criterio fenomenologico, ad una sorta di panorama che fotografi la realtà del nuovo fenomeno e le cause che lo hanno prodotto. Questo approccio è ulteriormente motivato da un errore di analisi in cui sono incorsi diversi studiosi e finanche una certa pastorale, un errore che spesso è consistito nel voler applicare a tutti i costi il "modello Testimoni di Geova" a gruppi e realtà molto diverse. Tenteremo una lettura di questo variegato fenomeno rifacendoci alla classificazione dottrinale utilizzata dal CESNUR come traccia dei suoi lavori e proposta nel 1989 dal suo direttore, il prof. Introvigne: questo criterio di discernimento ha il pregio di essere stato raccomandato dal cardinale Francis Arinze, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, nel corso della sua relazione generale al Concistoro Straordinario del 1991 sul tema La sfida delle sette o nuovi movimenti religiosi [5].

Nel magistero di Giovanni Paolo II – basti pensare al documento Reconciliatio et paenitentia – viene proposta una visione cristiana del mondo e della storia che presuppone un quadro di riferimento teologico articolato in cinque elementi fondamentali:

– il mondo, il cosmos, che ha una dimensione sacra e a suo modo misteriosa che ne svela il carattere creato;

– il senso religioso, che sorge nell’uomo come domanda di fronte al mistero del mondo e della stessa esistenza umana;

– Dio, come risposta adeguata alla domanda dell’uomo;

 – Cristo, come via necessaria perché l’uomo – nonostante il peccato – incontri in Dio la risposta alla sua domanda;

 – la Chiesa, come luogo che permette e garantisce l’incontro con Cristo.

 In un processo in cui questi elementi, che costituiscono la sintesi della visione cristiana del mondo, vengono progressivamente negati, possiamo distinguere quattro tappe storiche fondamentali che costituiscono le diverse "ondate" della nuova religiosità.

 I) Rifiuto del ruolo della Chiesa ("Cristo si, Chiesa no"), in una corrente che – è importante notarlo – rifiuta anche la linea dei padri della Riforma, ritenendo (in collegamento con quella "Riforma radicale" che già si opponeva violentemente a Lutero) che la Chiesa sia così corrotta che non è più possibile riformarla ma solo rifondarla: da questa rifondazione potranno emergere sia nuove organizzazioni gerarchiche e rigide (come i Testimoni di Geova e i Mormoni), sia comunità fluide e poco organizzate (come sono spesso quelle neo-protestanti): ma si tratterà sempre di gruppi che vedono nella storia una separazione e una rottura – e in questo senso si può parlare di "sette" – e non una continuità con quanto era esistito precedentemente.

 II) Rifiuto del ruolo di Gesù Cristo ("Dio si, Cristo no"): questa tappa, caratterizzata dalla ricerca di alternative non solo alla Chiesa cattolica, ma allo stesso cristianesimo, apre la strada all’irruzione nel mondo occidentale e cristiano di nuove religioni che possono essere chiamate, per distinguerle dalle sette di origine cristiana, "nuovi culti". Questa ricerca sorge con una certa ala della Rivoluzione francese che si dirige verso la riscoperta del paganesimo e anche verso le prime conversioni a religioni dell’Oriente.

 III) Rifiuto del ruolo di Dio ("Religione si, Dio no"). Questa formula apparentemente contraddittoria contraddistingue tutta una famiglia di nuovi culti (di cui talora si nega la natura di religioni) che propongono un sistema articolato di rapporti fra l’uomo, il mondo e il sacro, dove però Dio o viene negato o svolge un ruolo secondario a fronte di un’attenzione quasi esclusiva rivolta all’uomo e al suo "potenziale". È questo il caso della Scientologia e del Movimento Raeliano, una religione dei dischi volanti esplicitamente atea.

 IV) Rifiuto del ruolo della religione ("sacro si, religione no"): la formula, questa volta, non deve sorprendere se si considera che un rapporto con il sacro alternativo alla religione – la magia, intesa come manipolazione del sacro per acquisire poteri (mentre l’uomo religioso si pone piuttosto in ascolto riverente del sacro in atteggiamento di gratuità) – esiste sin dai primordi dell’umanità, anche se solo in epoca recente diventa fenomeno organizzato o di massa, come nel caso dell’Ordine della Rosa-Croce AMORC o nel fenomeno del New Age, entrambi con milioni di seguaci.

 Considerate così, come cerchi concentrici che si allontanano progressivamente dalla verità, le "sette e movimenti pseudo-spirituali" costituiscono propriamente quella "sfida" che è anche "ostacolo" alla Nuova Evangelizzazione.

 

* "Io sono la Via, la Verità e la Vita…!" n. III\ 8.

 

NOTE

  1. Cfr. Mons. Giuseppe Casale, Nuova religiosità e nuova evangelizzazione. Lettera pastorale, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1993.
  2. Per un’analisi del tema, cfr. Mons. Hans L. Martensen, Reincarnazione e dottrina cattolica, Cristianità, Piacenza 1993.
  3. Per un approfondimento si vedano le opere di Massimo Introvigne, fra cui Le sette cristiane. Dai Testimoni di Geova al Reverendo Moon, Mondadori, Milano 1990 e I nuovi culti. Dagli Hare Krishna alla Scientologia, Mondadori, Milano 1990.
  4. Cfr. Ibid., Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici dallo spiritismo al satanismo, SugarCo, Milano 1990 e Il ritorno dello gnosticismo, SugarCo, Milano 1993.
  5. Oggi in appendice a M. Introvigne, La questione della nuova religiosità, Cristianità, Piacenza 1993.

 

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