Fra magie e superstizioni
Le catene della schiavitù
Andrea Menegotto
(
Scritto in collaborazione con Ambra Mazzoni)Chi osserva i fenomeni della nuova religiosità può affermare - senza timore di essere smentito - che l’uomo contemporaneo, nonostante sia erede della grande tradizione razionalista e decisamente orientato verso un atteggiamento di vita di tipo materialista, spesso è condizionato al punto di diventare schiavo della superstizione, che viene definita dal Catechismo della Chiesa Cattolica come la deviazione del vero sentimento religioso e delle pratiche che esso impone (cfr. CCC n. 2111).
Una forma superstiziosa popolare è rappresentata dalle cosiddette "catene", delle lettere contenenti l’esplicito invito a farne immediatamente altre copie, che promettono una enorme fortuna in amore, lavoro, soldi e in ogni altra situazione della vita. Fra esse sono particolarmente famose e vantano ormai una certa tradizione la "catena di S. Antonio" e quella di "S. Rita", mentre sono relativamente recenti altri scritti come quello che porta il titolo "tutte le cose sono possibili con l’amore" e la cosiddetta "torta di padre Pio", nota anche come "dolce della fortuna di padre Pio".
In questo ultimo caso la tradizionale "catena" cede lo spazio a una forma particolare di pratica culinaria: partendo da un composto - di cui peraltro non si conoscono gli ingredienti originari! - che viene distribuito con la lettera, prende il via una lavorazione che dura addirittura dieci giorni ed è scandita da gesti tanto inutili quanto assurdi. Ad esempio: che vantaggi può portare alla buona riuscita del prodotto il fatto (prescritto nella lettera) che lo strumento utilizzato per mescolare sia posto sopra il contenitore che si trova nel frigorifero piuttosto che altrove?
La tipologia di trasmissione, cioè il modo in cui vengono propagandate le "catene", varia a seconda delle caratteristiche delle stesse: in genere la "catena di S. Rita" viene propagandata attraverso dei foglietti lasciati nelle cappelle laterali delle chiese, il "dolce della fortuna di padre Pio" (assieme al composto iniziale) è diffuso fra le casalinghe, gli altri scritti giungono invece nelle case tramite lettera postale, talvolta priva di regolare affrancatura.
Se è facile liquidare il caso della "torta di padre Pio" a causa della evidente assurdità e ridicolaggine di ciò che viene proposto per poter accedere alla fortuna, occorre fare qualche rilievo in più circa le altre "catene". Appare come una costante nel testo delle varie lettere la raccomandazione di non ignorare ciò che viene scritto, ma piuttosto di spedire la "catena" ad amici e conoscenti in un numero definito di copie (in genere 20). Segue un elenco degli enormi eventi fortunati accaduti a persone che hanno continuato le "catene", successivamente però sono riportate le varie disgrazie in cui sono incorse quelle che hanno osato interromperle. Il tutto si conclude con l’invito a non cestinare lo scritto e spesso anche con quello di non accusare le persone che lo hanno spedito, sarebbe infatti il destino ad averle mandate.
Purtroppo, molte persone deboli dal punto di vista psicologico o ignoranti circa le nozioni elementari della Fede Cristiana finiscono per cedere alle richieste contenute in questi scritti; altre, invece, interpretando alcuni avvenimenti tristi e drammatici della loro esistenza o di quella dei loro cari come la necessaria conseguenza del mancato ascolto di ciò che la "catena" invitava a fare, per tutta la vita si rimproverano di non avere provveduto alla spedizione.
Volendo dare una valutazione critica in un’ottica cristiana a tale fenomeno, occorre prima di tutto rilevare come la spedizione anonima delle lettere, prima ancora di essere opposta ai principi della carità cristiana, è decisamente mancante nei confronti delle norme di una serena e civile convivenza e dei valori di buona educazione.
Su questo fenomeno superstizioso sono molto rari gli interventi magisteriali, tuttavia il Vescovo di Lanusei, Mons. Antioco Piseddu, ha ritenuto necessario spendere qualche parola in proposito: "Grande disagio tra persone semplici e di poca cultura religiosa, suscita spesso l’arrivo di una lettera, con l’ingiunzione di farne un numero determinato di copie da inviare ad altre persone, sotto pena di gravi disgrazie per chi disubbidisce e l’assicurazione di grandi fortune per chi acconsente. Sono le cosiddette "catene di S. Antonio" e simili, che periodicamente vengono riprese. Si tratta di giochi puerili e sciocchi, che il ricorso indebito a Santi colora di superstizione. Non sono da tenere in nessun conto" (Signore accresci la nostra fede. Nota pastorale su fede e superstizione, Lanusei, 8\9\1990.
Le "catene" non sono certamente da ritenere forme gravi di superstizione come la magia, la divinazione - cioè la predizione del futuro in base a segni tratti dalla natura - e l’idolatria (cfr. CCC n. 2138), tuttavia, paragonando il mondo dell’occulto ad un grande "gioco dell’oca" esse potrebbero rappresentare le prime caselle che introducono verso atteggiamenti di vera e propria opposizione al Cristianesimo, come appunto la magia e l’idolatria, di cui una gravissima forma è il satanismo (cfr. CCC n. 2113). Se queste ultime sono forme estreme di violazione del primo comandamento ("Non avrai altri dei di fronte a me"), la superstizione ha comunque una sua gravità perché - come si è già accennato - essa rappresenta la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che ad esso si accompagnano (cfr. CCC n. 2111). Quindi, seppure apparentemente innocue, le varie catene finiscono per traviare il pensiero del cristiano, mischiando l’autentica Fede in Dio con vere e proprie sciocchezze e pian piano allontanando l’uomo dall’essenzialità del Messaggio di Gesù. Nel mondo di oggi dominano il benessere e la cultura, ma accanto a queste realtà c’è una grande ignoranza religiosa; occorre dunque riscoprire la Verità del Messaggio Cristiano, che deve essere depurata da tutte le scorie che la inquinano.
I Santi - di cui spesso le catene portano il nome - rappresentano per l’uomo di oggi grandi esempi di amore a Dio ed al prossimo. Essi ora godono della visione beatifica di Dio e sono inseriti nella Comunione Celeste, detta appunto Comunione dei Santi. Occorre allora pregarli perché sono potenti intercessori per noi, ma è decisamente poco rispettosa la maniera superstiziosa di cui si fa uso del loro nome o delle loro virtù nelle "catene". E’ poi sciocco e addirittura assurdo credere che una lettera possa determinare il nostro destino, promettono a chi la propaga vita e felicità e a chi la ignora dolore e morte.
Alcuni testi di magia e anche una certa tradizione popolare, seppure non consigliano di fare ulteriori copie della lettera e di spedirla, suggeriscono di bruciarla per annullare il potenziale negativo derivante dal non adempimento delle prescrizioni in essa contenute. Questa posizione è anch’essa erronea, in quanto attribuisce alle "catene" il potere - che il fuoco annienterebbe - di determinare il nostro destino, che in realtà esse non hanno. In maniera più colorita, poi, si poterebbe ammettere che il pensare di dover gettare queste lettere in un camino è forse troppo rispettoso nei confronti di pezzi di carta di nessun valore, che come tali meriterebbero di fare ben altra fine....
Solo Dio, il Creatore dell’uomo e dell’universo ha in mano il presente ed il futuro della nostra vita, solo a Lui appartiene tutto e dunque solo in Lui dobbiamo confidare mettendo ogni cosa nelle Sue Mani. Tutto ciò che in qualche modo nega queste Verità non è da Dio. Gesù nel Vangelo afferma molto chiaramente quanto ogni uomo è prezioso agli occhi del suo Creatore:
"Cinque passeri non si vendono forse per due soldi?
Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.
Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.
Non temete, voi valete più di molti passeri" (Lc 12,6-7).
* "La Madonna dei Poveri" n. 3\1998 (pubblicato in versione ridotta).
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