Fra magie e superstizioni
Pranoterapia: dono naturale o guarigione spiritica?
Andrea Menegotto
Savino Leone nell’articolo dal titolo "La pranoterapia è un dono naturale non un miracolo" ("Famiglia Cristiana" n. 25\1998) afferma: "Il termine pranoterapia deriva da una parola indiana (prana) che indica l’"energia vitale". Per certi versi si tratta di un’energia simile a quella del magnetismo animale scoperto dal medico viennese Mesmer nella seconda metà del ‘700 e cui è riconducibile l’ipnotismo".
Ci sono vari aspetti problematici nella pranoterapia, che possono emergere già da questa affermazione; ci soffermeremo - per brevità - solo su due punti.
Il primo termine ambiguo e problematico è quello di "energia vitale". Non sempre i pranoterapisti escono allo scoperto dichiarando la loro dottrina di riferimento, talvolta però lo fanno e, in questo senso, le affermazioni che riporteremo non rappresentano delle semplici eccezioni o dei casi isolati. Ad esempio, alla voce "Fluidologia" nella Enciclopedia della medicina alternativa [Fabbri 1980, pp. 176-179] leggiamo: "Esiste un’unica energia: Mente, Se o Io, Dio, Tao, Grande spirito, o come si preferisce chiamarla....". Questa affermazione, in maniera piuttosto chiara, appare come una espressione notevole di sincretismo, ma il tutto si fa ancora più interessante quando - qualche riga più avanti - viene suggerito un "principio" particolare: "... la volontà dirige l’energia". La volontà dell’operatore, dunque, dirige l’"energia" e questa "energia" è Dio o, in ogni caso, un Principio Supremo. Dunque, l’operatore non fa null’altro che "dirigere" Dio.
Purtroppo, il mondo dove la volontà si fa potenza assoluta e non s’inchina umilmente e con riverenza neppure davanti al sacro, ma pretende di manipolarlo secondo i suoi fini è, per definizione, il mondo della magia, che potemmo qualificare come l’esatto contrario della religione. Si potrebbe obiettare che, in ogni caso, il pranoterapista agisce a fin di bene. In questo caso ci viene in soccorso il Catechismo della Chiesa Cattolica che ai nn. 1753 e 1759 afferma: "Il fine non giustifica i mezzi".
Sottolineare poi la somiglianza - che in effetti sussiste - fra il concetto di "energia vitale" a cui fa riferimento la pranoterapia con quello tratto dalla teoria del magnetismo animale del medico svevo Franz Anton Mesmer (1734-1815), apre una finestra su un discorso di per sé ampio e articolato sullo spiritismo. Massimo Introvigne, direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), fra i maggiori esperti in campo internazionale in tema di nuova religiosità, afferma in una sua importante opera: "....Mesmer, come oggi si riconosce, ha inventato ...... l’ipnosi prima di Braid, .... l’attenzione all’inconscio prima di Freud. Non stupisce pertanto che abbia inventato anche lo spiritismo prima delle sorelle Fox" [M. Introvigne, Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici dallo spiritismo al satanismo, SugarCo, Carnago (Varese) 1990, p. 50, a cui mi riferisco anche per la breve esposizione della teoria di Mesmer qui di seguito].
La teoria di Mesmer sul magnetismo animale si basa sull’idea dell’esistenza di un ‘fluido universale’, una sostanza sottile che pervade tutto l’universo e che circola pure nel corpo umano. Nel caso di un blocco o stasi della circolazione, insorge la malattia, che può essere curata con la magnetizzazione, provocando nel paziente una lieve crisi (di tipo sonnambolico) o più acuta - e per Mesmer più efficace - di tipo convulsivo. La magnetizzazione libera il "senso interno" del paziente consentendogli di stabilire un particolare rapporto con il fluido universale, che - proprio per la sua universalità - permette di entrare in relazione con mondi invisibili. E’ possibile, per esempio, che un soggetto magnetizzato veda il proprio corpo, o anche il corpo di un’altra persona, diagnosticando così nel modo più esatto una malattia, e perfino veda avvenimenti o persone del passato o del futuro. Mesmer non amava si parlasse di "spiriti" e attirava l’attenzione sulla spiegazione scientifica dei fenomeni tramite il fluido: ma di fatto si trattava di entrare in contatto con persone che erano vissute sulla terra ed erano morte.
La teoria di Mesmer, almeno attraverso qualche riferimento dottrinale di base, oggi sta a fondamento di alcune "pratiche terapeutiche alternative", come il reiki o - appunto - la pranoterapia. A tal proposito sorge allora la questione della inconciliabilità con il Cristianesimo, visto che esse si rifanno largamente a sistemi di pensiero magici, spiritici o comunque incompatibili con la fede cristiana.
La già citata Enciclopedia della medicina alternativa pare in effetti confermare tutto questo: "Molti guaritori sono coscienti della presenza di spiriti benigni attratti dal processo di guarigione e capaci di utili suggerimenti; ed è questa la guarigione spiritica, altro fenomeno naturale, normale".
Pur ricordando che la Chiesa ha sempre condannato qualsiasi tentativo, diverso dalla preghiera, di mettersi in comunicazione con la dimensione ultraterrena e che nel 1886 il Concilio di Baltimora affermò la possibilità che lo spiritismo fosse legato ad azione diabolica, lasciamo dibattere teologi ed esorcisti su quali spiriti si manifestino effettivamente attraverso le pratiche dello spiritismo. Qui vale la pena di rilevare che i termini "naturale, normale" riferiti ad un processo spiritico forse non sono i più adatti, se non altro per il fatto che la dimensione "spiritica" è per sua natura posta al di fuori del contesto che pare adatto qualificare come "normale" o "naturale".
Alla luce di queste brevi considerazioni sembra decisamente illuminante e non casuale il fatto che il Catechismo della Chiesa Cattolica, proprio mentre ribadisce la condanna della Chiesa nei confronti delle pratiche idolatriche, magiche e spiritiche affermi: "Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l’invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento delle credulità altrui" [n. 2117].
Dunque, se è assolutamente opportuno distinguere la pranoterapia dal carisma delle guarigioni, si rivela perlomeno troppo semplicistico ricondurre tale pratica ad un qualunque "dono naturale"; oltretutto, un esame del contesto dottrinale a cui essa fa riferimento presenta un quadro che pone decisamente qualche problema per l’autentica Fede della Chiesa.
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