Un’occasione nella confusione
Andrea Menegotto
[Le note si trovano alla fine del testo]
"Questo cosiddetto fenomeno del ‘ritorno religioso’ non è privo di ambiguità, ma contiene un invito. La Chiesa ha un immenso patrimonio spirituale da offrire all’umanità, in Cristo che si proclama ‘la via, la verità e la vita’(Gv 14,6). E’ il cammino cristiano all’incontro con Dio, alla preghiera, alla ascesi, alla scoperta del senso della vita. Anche questo è un areopago da evangelizzare".
(Giovanni Paolo ll, Redemptoris Missio, n. 38)
Oggi noi ci troviamo a vivere in un periodo in cui, dopo avere assistito al crollo delle espressioni più significative di quella parte della storia moderna che, iniziata con la Rivoluzione francese nel 1789, si è conclusa - almeno idealmente - con la caduta dei muri delle ideologie nel 1989. Questo nostro tempo, definito "era post-moderna", è un’epoca in cui si sta assistendo ad un "ritorno del sacro" [1] . Le previsioni dei sociologi degli anni 1960 parlavano di "morte delle Chiese" e nel 1970 l’antropologo Antony Wallace affermava che il futuro evolutivo della religione doveva essere l’estinzione. Auguste Comte (1798-1857), il padre del positivismo, disse che l’umanità passa attraverso tre stadi: lo stadio magico, lo stadio religioso e poi quello scientifico. Egli riteneva che man mano che emerge la scienza, le religioni muoiono.
Gli studiosi, però, sono stati costretti in questi ultimi anni a mettere in discussione le loro tesi proprio alla luce della situazione religiosa profondamente mutata. Possiamo citare come esempio il caso del teologo battista dell’Università di Harvard, Harvey Gallagher Cox, il quale nel 1965 diveniva famoso con l’opera intitolata La città secolare [2], in cui presentava come evidente la progressiva diminuzione di interesse per la religione da parte dell’uomo contemporaneo. Nel 1995, con il volume dal titolo Fire from the Heaven ("Fuoco dal cielo") [3], lo stesso Cox diventa sostenitore dell’idea che ritiene superate le tesi enunciate nel testo del 1965. Dunque, le affermazioni degli studiosi che trenta, venti, ma forse anche dieci anni fa pronosticavano l’"epoca post-religiosa" si sono rivelate inesatte. Il volume di Cox in particolare fa riferimento alla corrente pentecostale carismatica [4], ma offre anche l’occasione per sviluppare delle riflessioni più generali.
Le statistiche affermano che l’ateismo[5] è decisamente in declino, l’interesse per la religione è in aumento, ad essere entrato in crisi è invece il concetto di "secolarizzazione". Di essa in sociologia si danno due definizioni, delle quali, alla luce della odierna situazione religiosa, una sola appare come valida. Se per "secolarizzazione" - secondo una definizione di carattere quantitativo - si intende quel processo per cui c’è sempre meno religione, si può dire chiaramente che la secolarizzazione non c’è, oppure che ne esiste molto meno di quello che veniva pronosticato. Se invece per "secolarizzazione" si intende - secondo una definizione di tipo "qualitativo" - il fatto che non c’è meno religione, ma, seppure ce ne può essere anche di più, essa conta sempre meno, allora con questo termine si inquadra correttamente la situazione attuale. Di fatto, la religione nel periodo che viviamo può essere paragonata ad una attività come lo sport o la moda, cioè ad un ambito in cui si cambia facilmente e proprio per questo essa non riesce - se non con rare eccezioni - ad incidere sulle grandi scelte dell’uomo. La secolarizzazione è perciò definibile come un processo qualitativo in cui la religione si marginalizza e quindi determina in maniera sempre minore le grandi scelte culturali, morali e politiche. A questo processo di marginalizzazione, che in alcuni paesi diventa un processo di vera e propria "scristianizzazione", si accompagna il successo di forme religiose che non pretendono di orientare la cultura oppure non sono attrezzate per fare questo. La religione si esprime perciò in "religiosità", cioè in un credere senza appartenere o in forme religiose non strutturate o istituzionalizzate.
Il "risveglio religioso" o il "ritorno del sacro" di cui tanto si parla è per le Chiese Cristiane contemporaneamente una buona ed una cattiva notizia: è una buona notizia perché la religione mostra di essere un elemento costitutivo e fondamentale dell’uomo di tutti i tempi; infatti, oggi, il senso religioso esprime la sua capacità di riemergere nonostante i secoli della propaganda razionalista, che in nome della ragione voleva mettere da parte la religione per dare spazio alla sola scienza. In fondo, si rivela vero quanto affermava il celebre fenomenologo delle religioni Eliade (1907-1986), il quale affermava che essere uomo significa essere religioso e che gli uomini sono religiosi perché sono intelligenti [6]. E’ però - per le Chiese Cristiane - anche una cattiva notizia: solo una piccola parte dei nostri contemporanei fa ritorno alle Chiese un tempo maggioritarie, anche perché queste ultime sono state colte piuttosto impreparate dal "ritorno del religioso", in quanto si preparavano ad affrontare - come mostra, per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, la teologia postconciliare - una secolarizzazione di tipo quantitativo, cioè una diminuzione della religione.
Il senso religioso, quindi, non riemerge nella maggioranza dei casi in forme strutturate, ma piuttosto si manifesta con connotazioni particolari, poco istituzionali e individualistiche e non raramente prive di una certa ambiguità. A questo proposito alcuni parlano di "supermercato delle religioni", per indicare il fatto che ognuno tende a "costruirsi" la propria religione personale, scegliendo e fondendo in maniera sincretistica diversi elementi che vengono tratti dall’enorme offerta religiosa che caratterizza il mondo contemporaneo. In questo contesto si colloca il sorgere e lo svilupparsi dei vari fenomeni della nuova religiosità, fra i quali il diffondersi di credenze come quella nella reincarnazione, l’espandersi dei nuovi movimenti religiosi e magici, il grande proliferare della magia, dell’esoterismo, dello spiritismo, dell’occultismo in genere, di ideologie e pratiche di derivazione gnostica e, in maniera particolare, l’affermarsi del New Age.
Il termine "confusione" è la parola che meglio rende l’idea dell’attuale clima religioso, in cui si segnala un’enorme pluralità di proposte spirituali. La confusione è prodotta dal relativismo dominante, il quale - affermando che non esiste una verità religiosa e che tutte le religioni sono uguali - fa da "grande basamento" al diffondersi dei nuovi movimenti religiosi ed è una caratteristica essenziale dell’ideologia del New Age. In questo clima il compito di ogni cristiano è quello di indicare all’umanità la Verità, cioè Cristo Signore; così la confusione si rivela in effetti anche una notevole occasione per il riannuncio e l’approfondimento della Buona Novella di Gesù.
Dunque, di fronte al "ritorno del sacro", ogni cristiano deve sentirsi impegnato ad essere come una stella polare per i suoi fratelli e le sue sorelle, indicando, fra le molte vie proposte, il giusto sentiero per approdare alla meta che è Gesù, Via Verità e Vita (cfr. Gv 14,6). La domanda del Signore: "Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18,8) deve essere di sprone e deve far comprendere l’urgenza del compito e la responsabilità affidata ad ogni discepolo di Gesù. A questo quesito, ognuno di noi dovrebbe rispondere così come suggeriva Massimo Introvigne al termine del suo insegnamento tenuto in occasione della XX Convocazione Nazionale del Rinnovamento nello Spirito (24 aprile 1997): "Non lo so, ma un po’ dipende anche da me!".
* "Io sono la Via, la Verità e la Vita…!" n. II\ 6.
NOTE
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